Imola, lotta ai piccioni. Ingaggiato il falco

Il rapace è un ‘antidoto’ naturale alla proliferazione dei pennuti

La presentazione di ieri del progetto ‘falco’

La presentazione di ieri del progetto ‘falco’

Imola, 17 maggio 2019 - Non si arresta la corsa agli ‘armamenti’ per contrastare la piaga dei colombi. In questo caso l’aiuto arriva letteralmente in picchiata dal cielo, a 300 chilometri l’ora. Il Comune – ovviamente –, non ha deciso di affidarsi ai droni militari, ma al falco pellegrino, un rapace già utilizzato in molte città italiane, dove il fenomeno dei piccioni rischiava di sfuggire letteralmente di mano alle amministrazioni.

L’esempio più lampante a pochi chilometri da noi: proprio a Bologna è stata favorita la nidificazione degli uccelli predatori in cima torri della Regione e alla basilica di San Petronio, nel cuore del Centro storico. Ma come si aiuta il falco pellegrino a metter su famiglia? Con delle ‘casette di legno’. Già dalla prossima settimana il Comune dovrebbe installarne cinque su tutto il territorio imolese: la prima di queste proprio sulla sommità della Torre del fascio.

L’ubicazione delle altre resta ‘top secret’, «proprio per favorire la nidificazione indisturbata del rapace – spiega l’assessore con delega all’ambiente, Andrea Longhi, promotore del progetto -. Mi preme sottolineare che non si parla di un’eliminazione dei colombi, ma di riequilibrare l’ambiente, favorendo l’introduzione dell’unico loro possibile predatore». Come già sottolineato da Longhi, non si tratta di un ‘genocidio’ dei pennuti più comuni in città, ma di una sorta di controllo della loro popolazione, che dovrebbe calare di circa il 30%.

Si stima infatti che una coppia di falco pellegrino possa catturare fino a 600 piccioni in un anno. Ancora un passo avanti in materia, dopo l’ordinanza numero 2 dello scorso febbraio, che vietava la somministrazione di alimenti ai colombi, e indicava le misure idonee al loro contenimento in ambito urbano. «Il provvedimento – aggiunge Gabriella Martini, direttore dell’igiene veterinaria dell’Ausl – aiuterà prevenire l’accumulo delle deiezioni dei volatili, che, oltre a essere corrosive sono anche veicolo di agenti patogeni responsabili di molte malattie».

In casi come questo, chiariamoci, non si tratta di una scienza esatta, ma l’esperienza pregressa nei territori umbri, dai cui ha preso spunto il Comune è stata positiva, e oltretutto ha anche la ‘benedizione’ della Lipu (Lega italiana protezione uccelli).

«Il territorio di caccia del falco pellegrino è molto ampio – spiega Gianni Neto, guardia ambientale -, ma l’animale è molto selettivo, caccia infatti solo gli uccelli, quindi niente paura per gattini e altri piccoli animali». Il progetto ha anche uno sfondo sociale: le ‘alcove’ in legno per i falchi, sono state costruite dai ragazzi del centro diurno Arcobaleno, la comunità di recupero per tossicodipendenti a Casola Canina, parte del dipartimento di salute mentale dell’Ausl. «Una collaborazione con questi ragazzi che ci piacerebbe estendere anche ad altri progetti», ha detto la Sindaca, Manuela Sangiorgi. «Proprio l’atto di lavorare il legno e di migliorarlo – chiude l’educatore Marco Bassani -, diventa una metafora di guarigione, esattamente come decidere di migliorarsi la vita».