"Poveri, è vera crisi Ceto medio al limite"

Il direttore Luca Gabbi: "Tanti i lavoratori precari che non sono riusciti ad attingere agli ammortizzatori"

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Luca Gabbi, direttore della Caritas diocesana, aumenta la frequenza media degli accessi giornalieri al centro di ascolto e diminuisce il turnover tra quanti chiedono aiuto. La pandemia ha colpito più duramente chi stava peggio…

"Volendo usare una frase a effetto, potremmo dire che ‘I poveri sono sempre più poveri’. Dobbiamo però stare attenti anche ai dati quantitativi: se il numero di chi chiede aiuto è costante, negli ultimi due anni, vuol dire che la situazione sta peggiorando. E questo perché da 18 mesi c’è il reddito di cittadinanza, una misura che soprattutto in un territorio come il nostro avrebbe dovuto azzerare la povertà. Quello che stiamo vivendo rischia invece di essere la quiete prima della tempesta: oggi la situazione è relativamente tranquilla, tra ristori, contributi, blocco degli sfratti e dei licenziamenti; ma domani?".

Preoccupa la tenuta occupazionale?

"Vediamo… Di sicuro ci aspettiamo un peggioramento della situazione".

È tornato ad aumentare anche il numero di italiani che si rivolgono al centro di ascolto della Caritas diocesana…

"Tra i nuovi arrivi sì, ma nel complesso siamo nella media".

Che storie vi trovate di fronte?

"Persone che, in molti casi, stanno finendo i risparmi sui quali hanno fatto affidamento in questi mesi. Questo per quanto riguarda il ceto medio. Chi era invece già in una condizione di povertà assoluta, ha visto la propria situazione peggiorare a causa della pandemia: precari che non sono riusciti ad attingere nemmeno ai vari ammortizzatori".

Oltre ai problemi strettamente economici, ci sono quelli sociali. Nel vostro report annuale sottolineate l’aumento dei segni di sofferenza psicologica e delle violenze domestiche.

"Quelli sono dati oggettivi, dei quali non siamo i soli a parlare. Al di là degli episodi di violenza, la pandemia blocca le persone e la loro volontà di venire fuori da questa situazione. Oggi la stasi è assoluta, la gente è ferma e non si smuove".

In questo quadro, cosa possono fare la politica e le istituzioni?

"Continuare in quel dialogo che comunque qui c’è. Siamo fautori delle sinergie da anni, e questo è il momento di continuare a ragionare insieme. Un’attenzione particolare va data al problema abitativo per il quale, a differenza del tema occupazionale, a livello locale si può fare molto".

e. a.