Quando il calcio è scuola di sport e di vita

Presentato il libro sull’Ac Osteria Grande e sul suo legame con la comunità. "Su questo campo hanno giocato bimbi che ora sono diventati padri"

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L’abbraccio tra una comunità e la sua squadra di calcio, che hanno vissuto 40 anni assieme tenendosi per mano.

Erano in tanti, domenica, alla presentazione del libro che mette assieme in oltre 100 pagine l’intera storia dell’A.C. Osteria Grande. Una storia "di calcio e di comunità", come recita il titolo. E la comunità era in gran parte presente, nonostante ci fossero ottimi motivi per non esserci: il giorno festivo, il caldo, le ‘tentazioni marittime’.

E invece no. Osteria Grande era presente, e non solo negli uomini che con badili e carriole cancellarono la cava di ghiaia per creare il primo campo, anzi il campetto, come si diceva allora. Era presente anche in quegli uomini, e nelle tantissime donne, che su quel campo non hanno mai messo piede. Questione di legami. Quello tra Osteria Grande e i suoi cittadini è fortissimo, indissolubile. Perché su quel campo, come ha sottolineato il presidente Claudio Damato, "ci sono passati bambini che sono diventati padri e oggi qualcuno anche nonno", e perché prim’ancora di insegnare a giocare al pallone "abbiamo cercato di educare", ha sottolineato lo storico dirigente Elis Dall’Olio, lui che ha dato gli spunti a Gianfilippo Rossi per scrivere le 128 pagine del libro, "un libro dove ci sono dentro l’anima e il cuore, un libro che parte dal sogno dei pionieri che ‘sfrattarono’ la cava per dare vita alla squadra e che arriva fino ad oggi, in un percorso che ha visto la società in questi 40 anni crescere assieme e accanto alla comunità", dirà l’autore.

E se a certificare quanto il legame sia stretto ci sono anche le parole di don Luca della parrocchia di San Giorgio ("i nostri ragazzi della parrocchia sono spesso gli stessi che trovi qui al campo, ci lega all’A.C. Osteria Grande la passione educativa e la volontà di trasmettere valori"), per il presidente della Regione Stefano Bonaccini, intervistato dal vicedirettore de Il Resto del Carlino Valerio Baroncini (nella foto assieme al sindaco Fausto Tinti), Osteria Grande è straordinario rappresentante di "coesione sociale in una regione dove i praticanti di sport sono in numero maggiore rispetto a tutte le altre regioni d’Italia, e questo lo si deve al fatto di aver investito in impianti e strutture come questa, perché è basilare offrire l’opportunità di fare sport vicino a casa". In questo caso, più che vicino, sotto casa.

"Sport, scuola e amministrazione comunale devono fungere da pilastri che sorreggono l’aspetto educativo di una comunità, per questo non smetteremo di investire", sono state poi le parole del sindaco Fausto Tinti, prima di aprire col presidente Bonaccini parentesi diverse ma non meno importanti come il Covid ("altri paesi ci criticavano, ma i vaccini sono stati fondamentali") e la sanità ("c’è una carenza impressionante di professionisti ed infermieri, continuo a sostenere che il numero chiuso di accesso a Medicina sia un ostacolo soprattutto in un momento storico come questo").

In chiusura, battute sulla fede calcistica del presidente ("tifo Juve e ovviamente Modena", e ovvii mugugni di fede rossoblù tra il pubblico) e sulla passione per il calcio giocato: "L’ho praticato fino a 38 anni, ogni volta che entro in un campo come il vostro, che voglia di prendere a calci un pallone…".

Claudio Bolognesi