Rebeggiani: "La mascherina in sala è assurda"

Il direttore del teatro comunale: "C’è ambiguità, ma l’uso è ormai diventato un’abitudine". Baldi (cinema Cristallo): "Misura eccessiva"

Migration

di Mattia Grandi

Per teatri, cinema e sale da concerto al chiuso il ritorno alla normalità è lontano. Basta poco per capirlo. È sufficiente dare un’occhiata in platea dove gli spettatori sono ancora alle prese con l’obbligo di indossare le mascherine Ffp2 fino al 15 giugno. Questione di regole, sicurezza e di un metro di misura che gli operatori del comparto più tartassato dal passaggio del Covid faticano ad accettare.

"Vedo, ovviamente, una certa ambiguità nello scenario generale – commenta Luca Rebeggiani, direttore del teatro Ebe Stignani di Imola –. Difficile comprendere quella formula che, in alcuni luoghi, non obbliga ma raccomanda l’uso dei dispositivi di protezione individuale". Già, un quadro che ha suscitato perfino le rimostranze dell’assessore regionale alla cultura, Mauro Felicori.

"Almeno nel nostro settore sono stati più specifici – la prende con filosofia Rebeggiani -. Dal punto di vista dello sdegno condivido la posizione di Felicori. In altri posti, molto meno capienti di certi teatri, la mascherina non occorre". Ma si fa di necessità virtù. "Gli operatori della cultura e dello spettacolo convivono, ormai da tempo, con norme sempre più stringenti rispetto ad altre categorie – prosegue l’analisi –. All’atto pratico, però, cambia ben poco. Il disagio è relativo. L’uso della mascherina a teatro è un’abitudine consolidata. Le persone, a livello prudenziale, preferiscono indossarla sul viso durante gli spettacoli". Come in una sorta di bolla. "Un incantesimo che sfuma all’uscita – ragiona – quando ci si infila in un locale per mangiare un boccone. Spazi più stretti e senza restrizioni. A livello normativo, siamo al cospetto di un’assurdità". Bene, invece, lo stop alla richiesta del Green pass per gli accessi. "Dal punto di vista logistico una novità importante – conclude -. Si evitano ritardi ed intoppi di sorta nelle procedure di accoglienza dell’utenza".

Sulla stessa lunghezza d’onda Massimo Baldi del Cinema Cristallo di via Appia: "Misure un po’ eccessive – sentenzia –. Allo stato attuale ci sono molti più rischi di assembramento in un supermercato che nelle sale cinematografiche". Già, la pandemia ha forgiato nuove abitudini e la proroga dell’obbligatorietà di indosso della mascherina ha le sembianze del colpo di grazia al comparto: "L’Anec, associazione degli esercenti cinematografici, ha già chiesto un tempestivo adeguamento delle norme al governo – specifica –. Non ci resta che prendere atto di una regola tutt’altro che motivata da vere esigenze di sicurezza e rispettare le disposizioni". Capitolo abolizione certificazione verde: "Qualche piccolo disagio nelle tempistiche di ingresso ma nessun vero problema nella fase di controllo del passaporto vaccinale – chiosa –. Gli avventori si sono dimostrati sempre pronti e corretti nel mostrarlo".