
A Fontanelice l’incontro pubblico con le autorità: "Pronti a vigilare sull’operato delle amministrazioni"
Primo obiettivo: la bonifica totale della discarica e dei rifiuti finiti nel Rio Rovigo in Appennino. A seguire, la bonifica degli altri siti scoperti dai carabinieri forestali. Oltre allla creazione e gestione di eventi culturali, come una camminata e un trail previsto per il 7 giugno, perché "un evento disastroso può essere una leva per un cambiamento e per ottenere qualcosa di positivo". Infine, l’onere del controllo sull’operato delle amministrazioni "per salvare il fiume e il territorio". Questo è quanto richiedono a gran voce i membri del comitato ’Acque, Rovigo e Santerno’, che si è presentato al pubblico nella serata di ieri al Museo Mengoni a Fontanelice, accolto da oltre un centinaio di persone.
"Il problema riguarda tutti – ha evidenziato la presidente del comitato, Eva Pasquarella –. Non è un disastro che riguarda un solo luogo. Basti pensare che l’acqua del Santerno viene potabilizzata a Borgo Tossignano e a Imola viene bevuta, nonostante la presenza di nanoplastiche, e ciò va a impattare la salute di chi ne usufruisce". Concetto che ha ribadito Elisabetta Calamelli, pediatra di Castel San Pietro: "Le nanoplastiche possono penetrare nel nostro organismo tramite inalazione, ingestione e contatto cutaneo, e si aggregano a proteine e lipidi, che hanno la capacità di entrare in circolo nel sangue. Questo provoca gravi danni alla nostra salute e anche a quella dei bambini che nasceranno, sin dal concepimento" ha spiegato la Calamelli.
Ma come si è arrivati a un sos ambientale di questa portata? Massimo Bolognesi, ingegnere ambientale, lo ha spiegato, sottolineando l’illiceità della questione: "Nel 1971, tutti i rifiuti solidi urbani in eccesso erano bruciati, non conferiti ai suoli – ha spiegato Bolognesi –. Il conferimento è comunque avvenuto e ciò non va bene. Ci troviamo in una vera e propria area contaminata in modo illecito. Le leggi prevedono sanzioni o espropri per i cittadini coinvolti. Per questo è importante fare esposti: permettono di capire chi è responsabile, altrimenti rischiamo di avere un danno erariale enorme per il ripristino, a carico della collettività".
Insomma, si chiedono risposte al danno e soprattutto una rimessa in piedi della zona il più celere possibile. "Vogliamo che sia permessa la presenza di volontari pronti ad aiutare – ha proseguito la Pasquarella –. Poi, per la tutela del territorio, noi del comitato ci prendiamo l’onere del controllo sulle amministrazioni, onde evitare ulteriori danni".
A questo punto non sono mancate contestazioni e puntualizzazioni, in particolare da parte del sindaco di Palazzuolo, Marco Bottino: "Stiamo facendo i lavori con i fondi della Regione, i siti sono monitorati – ha sottolineato Bottino –. Entro metà giugno il fronte della frana sarà liberato dai rifiuti. Inoltre, vorrei sottolineare che l’ARPA considera buoni i parametri dell’acqua".
E rispondendo alla richiesta di volontari da parte del comitato, Bottino ha detto: "Non esistono condizioni di sicurezza per permettere la presenza di volontari non professionisti, almeno nella zona di Palazzuolo. In ogni caso, stiamo lavorando in maniera intensa con le istituzioni. Accettiamo obiezioni, certo, ma ci teniamo a sottolineare quanto è stato fatto finora". Dibattito a cui la Pasquarella non ha mancato di rispondere: "Ci chiediamo se i lavori riporteranno il Rio Rovigo com’era prima. Molto bella l’idea di volontari professionisti, purtroppo però non ci sono i numeri. Per questo noi li chiediamo, così come ci auguriamo che i lavori non comportino uno stravolgimento totale della zona" ha concluso.
Francesca Pradelli