San Domenico, a tavola con vista sulla cucina

La svolta del ristorante bistellato più antico d’Italia: un bancone con sgabelli ‘a tu per tu’ con lo chef e un lussuoso privé. "Una piccola rivoluzione"

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Brindare e cenare dentro alle rinnovate cucine del ristorante stellato più antico d’Italia, il cui accesso per decenni era riservato a pochi intimi. Un bancone con sgabelli ‘a tu per tu’ con lo chef e un lussuoso privé, la ‘Saletta22’, che guarda ai fornelli attraverso una finestra adornata. È una novità gustosa e invitante quella lanciata dal San Domenico. Una "piccola rivoluzione", la definiscono dal ristorante due stelle Michelin nel cuore del centro storico.

Prima innovazione: un bancone a lato della cucina stessa, con quattro sedute che creano uno spazio informale, quasi ludico, completamente aperto. Si accede dal fondo del ristorante, tramite un passaggio ricavato nell’ex giardino d’inverno. È un luogo inedito dove sedersi mezz’oretta, degustare champagne e tortellini fritti o un piatto leggero, scambiare due chiacchiere con lo chef, osservare la brigata al lavoro a contatto quasi diretto.

La ‘Saletta22’ invece è una vera e propria ‘chef table’ incastonata in una stanza a sé, un privé curato in ogni dettaglio – elegantemente decorata di ceramica scura, arredi artigianali, opere d’arte e luci soffuse, tutto in declinazioni di nero, grigio scuro, ottone, oro e vetro. Qui si degusta un menù alla cieca pensato al momento dallo chef Max Mascia. Grandi vini e proposte inedite, create ad hoc e declinate in funzione delle stagioni, del mood, del mercato... Ogni dettaglio è curato dalle maestranze selezionate da Mascia. Questa "piccola rivoluzione" è opera proprio dell’attuale chef del San Domenico, amatissimo nipote dei fratelli Marcattilii entrato a fare parte del ristorante a soli 14 anni.

"Sento la necessità, oggi che il San Domenico compie 52 anni, di donare le mie forze e i miei sacrifici alla Casa che mi ha accolto, cresciuto, formato; che mi ha dato e che mi dà ogni giorno la possibilità di esprimere me stesso attraverso una cucina semplice, attenta, precisa, vera – racconta lo chef oggi 39enne –. Le cucine nuove sono un sogno che si realizza, sintetizza la volontà di migliorarsi ogni giorno, di non accontentarsi, di non dare niente per scontato perché nella vita, non solo nel lavoro, le cose scontate non esistono. Esistono l’impegno e la passione che tutte le ragazze e tutti i ragazzi ogni giorno mettono a disposizione dell’ospite che è e rimane il fulcro del nostro lavoro. Questo progetto è una dichiarazione d’amore per il San Domenico, per la sua storia che ammiro e rispetto e per il futuro che voglio scrivere".