Piena Santerno Imola. "Bisogna riparare in fretta l’argine a San Prospero"

La famiglia Gardi: "Se piove ancora, sono guai". Il Comune: "L’area è di proprietà privata e l’opera di ripristino spetta al proprietario"

Piena Santerno, Bruno Gardi indica i terreni allagati dal Santerno (Isolapress)

Piena Santerno, Bruno Gardi indica i terreni allagati dal Santerno (Isolapress)

Imola (Bologna), 5 febbraio 2019 – Il ‘boato’ del Santerno. Non riescono a togliersi dalla testa il rombo di tuono, e l’immagine di quella colonna d’acqua che ha inondato i campi con una forza inaudita, i coniugi Bruno Gardi e Giovanna Masi. L’altro giorno, la sponda del fiume non ha retto, riversando nei terreni circostanti alla loro abitazione nella frazione di San Prospero, migliaia metri cubi di piogge. «Intorno alle otto del mattino abbiamo notato che dall’argine spillava acqua con grande pressione e potenza – racconta Bruno Gardi -, così, preoccupati, ci siamo rivolti alla Protezione civile, che, arrivata sul posto, ha detto di non poterci fare nulla».

L’abitazione dista neanche 200 metri dal corso d’acqua, e i coniugi, sempre più perplessi si sono poi attaccati al telefono, contattando la Cti - Cooperativa Trasporti di Imola -, proprietaria del terreno: «Ci siamo sentiti rispondere che i campi non sono loro competenza». Poi, alle 10 del mattino il boato: con forza l’acqua si è aperta un varco nella ripa del Santerno, allagando i campi circostanti alle vigne dei Gardi, un patrimonio messo su con anni di investimenti e sudore della fronte. «Presi dalla disperazione – raccontano-, abbiamo chiamato tutte le forze dell’ordine, ma solo i carabinieri sono accorsi a vedere la situazione, ripresentandosi sul posto nel pomeriggio».

La famiglia ci tiene anche a precisare: «I terreni allagati, sono sì più bassi rispetto a quelli circostanti, a causa delle passate escavazioni di materiale inerte da parte della stessa Cti, ma non sono impermeabilizzati e alluvionabili (a differenza di quelli sulla riva opposta), ma lavorati e pronti per la semina, perciò non adibiti a cassa di espansione».

L’Amministrazione infatti il giorno successivo alla rottura della ripa si era così espressa: «L’unica piccola esondazione si è avuta con la rottura di una limitata porzione dell’argine, a San Prospero, che ha fatto arrivare acqua su alcuni terreni adibiti per lo più a cassa di espansione del fiume». Se lentamente le acque si stanno ritirando, la preoccupazione non diminuisce: «Con l’arrivo delle prossime piogge è praticamente garantita una nuova esondazione questo perché, dopo ultimi interventi nel 2013, nulla più è stato fatto per la manutenzione degli argini rovinati dall’incuria, ma soprattutto dagli animali come istrici e nutrie».

Tanta apprensione, e un «ci è mancato veramente poco» sempre sulle labbra dei Gardi, mentre controllano preoccupati l’ultimo vigneto. «Il rischio di una nuova esondazione è concreto se la sponda non viene rifatta al più presto, iniziamo a temere per la nostra incolumità, e che l’acqua si infiltri nel terreno su cui è costruita la casa».

Ad avviso del Comune, non si è trattato della rottura di un argine, ma di un terrapieno costruito con terra di riporto in un’area di proprietà privata: «Il ripristino spetta al proprietario – scrive il Comune – e quanto ai terreni sui quali è esondato il fiume, sono classificati ‘area esondabile’e quindi in caso di piena del fiume più facilmente a rischio di allagamento».