Scuole medie ’VALSALVA’ di Imola

Caccia sfrenata, inquinamento, cambiamenti climatici, deforestazione: sono migliaia le specie che rischiano l’estinzione

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A causa della caccia, dell’inquinamento, del cambiamento climatico, della deforestazione e del dissesto idrogeologico molti esemplari di animali muoiono e così molte specie rischiano l’estinzione. Almeno 33.000 specie di piante e 5.400 specie di animali sono a rischio di estinzione.

Le specie a rischio sono organizzate in categorie di cui le più importanti sono le seguenti:

1) Vulnerabile: una specie ritenuta a rischio di estinzione allo stato selvatico.

2) A rischio: una specie ritenuta ad alto rischio di estinzione allo stato selvatico.

3) A un punto critico di rischio: una specie ritenuta ad altissimo rischio di estinzione

allo stato selvatico.

4) Estinta allo stato selvatico: una specie che sopravvive soltanto in cattività o all’interno di zone protette.

5) Estinta: gli esperti sono ragionevolmente sicuri che gli ultimi esemplari siano tutti scomparsi.

Una delle specie più a rischio è

sicuramente l’elefante di Sumatra. A causa della deforestazione operata per far spazio all’agricoltura intensiva questa specie di pachiderma, che vive solo a Sumatra e in India, ed è perciò endemica, è annotata nella cosiddetta ’lista rossa’, vale a dire nell’elenco delle specie animali in via di estinzione stilato e continuamente aggiornato dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura istituita nel 1948.

Sono ormai ridotti a una cinquantina di esemplari i leopardi dell’Amur o dell’Estremo Oriente. Questa specie vive sulle montagne e nelle foreste della Russia orientale, della Corea e nel nord est della Cina, ma a causa della deforestazione selvaggia non ha più il suo habitat. Il Wwf sta cercando di salvaguardare gli ultimi esemplari per far continuare la specie.

Per via del riscaldamento globale il ghiaccio del Polo artico si sta sciogliendo e i 22.000 orsi bianchi rischiano di non avere più un posto in cui vivere! A proposito del Wwf (World Wide Fund for Nature), tutti sappiamo o possiamo facilmente ipotizzare la motivazione della scelta del simbolo di tale associazione che dal 1961 si occupa di proteggere l’ambiente.

Passando dal Polo alla savana, che dire della tigre, cacciata anche perché le sue varie parti del corpo sono considerate preziosissime da alcune scuole mediche? Ma la scomparsa o riduzione di tale mammifero (si pensa che oggi ce ne siano solo 4.000 esemplari) comporterebbe un importante cambiamento nell’ecosistema con il proliferare degli animali preda della tigre.

Secondo uno studio dell’Onu il tasso globale di animali a rischio di estinzione "sarebbe centinaia di volte superiore a quanto registrato in media negli ultimi 10 milioni di anni". Il medesimo rapporto segnala anche che la riduzione della biodiversità potrebbe avere un notevole peggioramento con l’aumento del riscaldamento globale, a dimostrazione della preziosa, ma fragile interconnessione tra i diversi elementi naturali.

La situazione in Italia non è diversa da quella del resto del mondo. Anche qui ci sono ben 266 specie in pericolo: l’orso bruno marsicano si è ormai ridotto a una cinquantina di esemplari, i lupi sono arrivati a 500 esemplari, prima dell’avvio di una campagna di ripopolamento, la pernice bianca che non riesce più a mimetizzarsi tra la neve perché non c’ è più neve, e poi ancora le farfalle, i pipistrelli…

Anche gli animali marini non sfuggono a questo triste destino: l’inquinamento dei mari sta mettendo a rischio la sopravvivenza della tartaruga marina, seriamente minacciata anche dalla pesca accidentale che causa la morte di circa 150.000 individui all’anno. Ma finiscono nelle reti da pesca involontariamente

anche gli albatri: ogni anno circa dai 160.000 ai 300.000 albatri muoiono a causa del by-catch e così essi rischiano di diventare solo un dolce ricordo poetico: "Grandi uccelli dei mari che seguono in volo, pigri compagni di viaggio, le navi, sugli abissi amari".

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