Serviva più coraggio per i giovani

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Filippo

Diaco*

Abolire il reddito di cittadinanza significherebbe fare la guerra ai poveri: le intenzioni del Governo contrastano con la Commissione europea, che ribadisce invece la necessità di rafforzare la misura, per spingere l’occupazione e combattere la povertà. Quando la recessione è imminente, il sostegno ai redditi ha un ruolo chiave nel mitigare l’impatto sulle risorse delle famiglie, prevenire un aumento della povertà e dell’esclusione sociale, promuovendo al contempo una ripresa sostenibile e inclusiva. Le misure di sostegno economico erogate nel 2020, in particolare proprio il reddito di cittadinanza e quello di emergenza, hanno evitato a un milione di individui (e a circa 500mila famiglie) di trovarsi in povertà assoluta. Certamente, il reddito di cittadinanza necessita di manutenzione, specie per quanto riguarda l’efficacia come strumento di collocamento al lavoro. Vanno collegate ad esso proposte formative concordate con le aziende. Ma non vanno dimenticati gli ‘incollocabili’: per loro il reddito va incrementato e differenziato, visto che tanti percettori sono difficilmente reinseribili in un circuito di formazione e poi di lavoro, perché la povertà non è quasi mai solo di natura economica. Dal governo ci aspettavamo scelte più coraggiose, soprattutto a beneficio dei giovani, i veri assenti in questa manovra che cerca di porre rimedio alla crescita dell’inflazione e all’aumento dei prezzi, ma non introduce misure di sostegno alle categorie sociali più svantaggiate.

*Già presidente Patronato

Acli Bologna