Smog Imola, l'angoscia dei cittadini

La gente: "Va trovato il modo di andare incontro alle esigenze dei lavoratori"

DIETROFRONT DIESEL

DIETROFRONT DIESEL

Imola, 3 ottobre 2018 - Hanno il destino segnato e l’aria di un battaglione in disarmo le 800mila vetture in Regione bloccate dalle misure antismog. Le limitazioni parlano chiaro: motori spenti dalle 8,30 alle 18,30 per i mezzi a benzina ‘euro 1’ e veicoli diesel fino a ‘euro 4’, più di un quarto della popolazione automobilistica. Stop forzato quindi - dal lunedì al venerdì - in 30 comuni: l’Emilia Romagna si conferma la regione più ecologista d’Italia, ma anche la più severa. Sembra quasi una barzelletta, ma per i nostri ‘dirimpettai’ del bacino padano le misure si fermano a ‘euro 3’, mentre nella ‘culla dei motori’, si aggiungono alla platea degli irregolari ben 139mila veicoli (contando solo quelli dei 30 comuni). La lotta per l’abbattimento delle Pm10 (che durerà fino al 31 marzo) in vista dell’inverno, riparte dal basso, dai mezzi della quotidianità, ma rischia allo stesso tempo di danneggiare circa 300mila persone

Proprio questa grossa fetta di popolazione è nei pensieri degli imolesi, per i quali il traffico veicolare è «solo la punta dell’iceberg». «Non dico che il provvedimento sia sbagliato – commenta Alessio Picuti –, ma chi adesso si ritrova con un’auto non a norma cosa deve fare? Bisogna andare incontro alle esigenze dei lavoratori, in particolare a quelle di chi fa orari un po’ particolari». E in effetti sono esenti dal divieto i turnisti, chi si sposta per motivi di cura, assistenza, emergenza, chi accompagna i bimbi a scuola e chi ha un Isee annuo sotto ai 14mila euro. Torna anche il ‘car pooling’: via libera a tutti i mezzi con più di tre persone a bordo. C’è anche chi, come Orazio Galloni, sconsolato, pensa alla propria auto sulla via della rottamazione: «In questo modo macchine con appena 10 anni diventano inutilizzabili, e il loro valore di mercato sarà di poco superiore a quello del ferro vecchio». Il ‘Piano aria regionale 2020’ prevede risorse per il trasporto pubblico, con autobus nuovi al posto di mezzi vecchi, ed ecoincentivi da 2.500 euro per rottamare i veicoli commerciali leggeri più inquinanti e promuovere la mobilità elettrica. «E’ quello su cui bisogna puntare – secondo Gianfrancesco Poggioli – , chiaro che per quanto riguarda l’elettrico non siamo sufficientemente attrezzati, però intanto un potenziamento degli autobus migliorerebbe la condizione dei lavoratori». 

E’ un punto su cui insiste anche Sergio Padovano: «L’aiuto deve arrivare dallo Stato, l’implementazione del trasporto pubblico è il primo passo per l’abbattimento delle polveri sottili. Facendo però i conti in tasca ai lavoratori, gli incentivi minimi non bastano quando ci si trova a dover comprare una macchina nuova». «Non solo di auto si tratta – secondo Giorgio Cronia – ora che ci avviciniamo all’inverno si aggiungerà l’inquinamento anche dei riscaldamenti, limitazioni al traffico come queste mettono in difficoltà la gente e probabilmente non risolveranno il problema». Per Maurizio Villa invece il «buon esempio», deve arrivare prima di tutto «dalle autorità e dalle forze dell’ordine, è giusto che anche loro ‘aggiornino’ il loro parco macchine con veicoli a impatto 0».