Omicidio a Parma, "Solomon era introverso ma non sembrava violento"

Il killer di Parma militò nell’Imolese. Il racconto di Baldini

Solomon sorridente appena entrato nella rosa rossoblù

Solomon sorridente appena entrato nella rosa rossoblù

Imola, 13 luglio 2017 - Da promessa del calcio mai sbocciata ad assassino della madre e della sorella. Questa la parabola discendente di Solomon Nyantakyi, 21 anni, conosciuto dalla parti dell’Imolese calcio perché escluso l’anno scorso dopo aver disertato quattro allenamenti di cui uno alla vigilia di una gara importante.

Dopo il ritrovamento dei corpi nell’appartamento di Parma e la caccia all’uomo iniziata, l’altra sera, il giovane è stato fermato dalla polfer di Milano e dall’esercito. Messo alle strette ha poi confessato di aver ucciso le due donne: «Le ho ammazzate io». La madre di 43 anni, Nfum Patience, e la sorellina di 11, Magdalene, sono state trovate in una stanza da film dell’orrore. Nyantakyi le ha infatti assassinate a coltellate.

L'ex calciatore è cresciuto nelle giovanili dell’Aurora, poi nel Milan Club, fino a trascorrere diversi anni nelle giovanili del Parma  e uno scudetto con gli Allievi. Con Donadoni come allenatore aveva anche fatto qualche apparizione in prima squadra. Poi da lì qualcosa si è rotto e le sue ultime avventure nel calcio che conta sono state quelle all’Imolese e al Salsomaggiore.

Incredulo l’attuale allenatore del Bologna, Roberto Donadoni: «La prima domanda che mi viene è: perché? In condizioni mentali normali un gesto del genere è inconcepibile, alla base ci può essere solo un raptus di follia. Solomon era un centrocampista, poi quando la società di Parma è fallita non so che percorsi abbia preso».

I problemi del calciatore sono iniziati ad affiorare l’anno scorso, nonostante l’ex allenatore dell’Imolese, Francesco Baldini, abbia fatto il possibile per recuperarlo. E’ lui stesso a confermarlo: «Sono stupito perché, pur con i problemi che abbiamo avuto con lui, Solomon non è mai stato un violento e noi abbiamo cercato sempre di aiutarlo».

Le stranezze e l’incostanza, però, hanno contraddistinto la vita del calciatore: «Disertò quattro allenamenti senza dare una spiegazione – prosegue Baldini –. L’ultima volta che sparì senza motivo la società fu costretta ad allontanarlo. Uno dei miei ‘titolarissimi’ si infortunò al venerdì e lui avrebbe giocato sicuramente dal primo minuto. Peccato che non si presentò all’allenamento. Il motivo? Non lo so: spariva e basta. Poi all’improvviso appariva su una panchina della stazione».

«Dormiva con addosso la tuta dell’Imolese – continua il mister –. Sono andato da uno psicologo non per lui, ma per me: credevo che la colpa fosse mia perché non riuscivo a spronarlo e a fargli dare il massimo». Per Baldini i problemi di Nyantakyi non erano connessi al calcio: «Era nella vita di tutti i giorni che, evidentemente, c’era qualcosa che non andava». E poi l’ex allenatore dell’Imolese ricorda: «Dormiva con cinque ragazzi della squadra e con loro non ha mai scambiato una parola. I veterani lo prendevano sotto la loro ala protettrice, ma tutto era inutile: lui si emarginava. Il dispiacere è immenso per chi l’ha conosciuto».