’Spese pazze’, Pariani assolta anche in appello

L’ex consigliera regionale: "Brindo a me e alla vita. Ma sono amareggiata perché questa storia è durata 10 anni". Era accusata di peculato

Migration

La Corte d’appello di Bologna ha respinto il ricorso della Procura contro l’assoluzione in primo grado di Anna Pariani per la questione dei finanziamenti ai consiglieri regionali, le cosiddette ‘spese pazze’. A darne notizia è stata ieri sera l’ex esponente del Pd attraverso un post sui social.

"Oggi finisce un incubo durato 10 anni", è il commento della Pariani, che può così lasciarsi alle spalle una vicenda iniziata appunto due lustri fa. Breve riepilogo: dopo la fase delle indagini, nel 2015 la Procura chiede un anno e quattro mesi di reclusione per l’ex consigliera regionale imolese, giudicata con rito abbreviato e chiamata in causa per capire come erano stati spesi circa 7mila euro, dal giugno 2010 a dicembre 2011. Il reato ipotizzato è infatti quello di peculato, circostanza che chiaramente la Pariani smentisce in maniera categorica.

La vicenda arriva a un primo punto di svolta a inizio novembre 2015: l’ex consigliera regionale viene assolta (perché il fatto non sussiste) in sede di udienza preliminare, con rito abbreviato. La Procura di Bologna però non è d’accordo con il gup e impugna la sentenza. Solo in questi giorni l’assoluzione in via definitiva.

"Un processo le cui indagini sono partite 10 anni fa, durato in dibattimento sette anni, che mi ha visto imputata per peculato su una somma complessiva di 7.500 euro, regolarmente spesi per le mie attività di consigliera regionale – è la ricostruzione della Pariani –. Grazie a chi mi è stato vicino e mi ha sorretto. Stasera brindo a me e… ‘alla vita, che mi ha dato tanto’".

Poi al telefono, incassate la soddisfazione di tanti amici e una valanga gli attestati di stima, aggiunge: "Ero certa della mia giusta condotta durante l’attività istituzionale, il fatto che venga riconosciuta anche da due gradi di giudizio non può che essere positivo. Però amareggia che queste vicende durino troppo e tengano in sospeso la vita delle persone per così tanto tempo. È ora di fare qualcosa per riformare la giustizia penale".

Sulla sua strada, però, la Pariani ha incontrato anche la magistratura contabile. A marzo 2018, l’ex consigliera regionale era stata assolta in appello dalla Corte dei Conti sempre per la stessa vicenda. In particolare, ribaltando la sentenza di condanna di primo grado, i giudici avevano riconosciuto la correttezza delle spese in quanto rientranti nelle categorie definite dall’Ufficio di presidenza dell’Assemblea legislativa della Regione. E aveva inoltre affermato inoltre l’insussistenza di qualsiasi condotta lesiva nell’uso dei fondi pubblici fissando infine il principio secondo cui le contestazioni sulle spese dei gruppi consiliari debbono essere ricostruite in modo puntuale e non attraverso contestazioni generiche.

Dopo quella sentenza, la Pariani lasciò il Pd per avvicinarsi a Liberi e uguali. Per un po’, a cavallo tra il 2017 e il 2018, si parlò di una sua possibile candidatura a sindaca alle elezioni amministrative vinte ormai quasi quattro anni fa dal M5s. Alle ultime comunali, invece, l’ex consigliera regionale aveva sostenuto, pur senza candidarsi, la lista ‘Imola Coraggiosa’.