"Strage del 2 agosto, follia incomprensibile"

I ragazzi ascoltano tre testimoni della tragedia di Bologna del 1980. "Continuano a domandarsi il perché di tutto questo..."

"Strage del 2 agosto, follia incomprensibile"

"Strage del 2 agosto, follia incomprensibile"

All’inizio del secondo quadrimestre abbiamo trattato della strage della stazione di Bologna accaduta il 2 agosto 1980; abbiamo letto un libro (‘Davanti a quel muro’, di Maria Beatrice Masella) che parla di un ragazzo di 15 anni residente a Bologna che si informa sulla bomba scoppiata in stazione il 2 agosto 1980. Ernesto, il ragazzo della storia, incontra un altro ragazzo, identico a lui, che viene dal passato. Incontrerà anche il primo amore, una compagna del liceo e affronterà un periodo di crescita personale, riallacciando i rapporti con i genitori. Qualche settimana dopo aver finito di leggere il libro, abbiamo assistito al racconto del 2 agosto 1980 dal punto di vista di tre testimoni (nonni di tre alunni della nostra scuola), che proprio quel giorno si trovavano in stazione e sono stati coinvolti in prima persona nella strage neofascista. Ascoltare le loro storie è stato molto emozionante: hanno evidenziato che l’accaduto è stato impossibile da dimenticare, anche se nel profondo hanno sempre cercato di non ricordare le immagini a cui hanno assistito.

Daniela Ravaglia aveva ventotto anni ed era un’infermiera. Ha sempre preso il suo lavoro come un dovere. Quel giorno è stata chiamata d’urgenza al pronto soccorso di Bologna. Non appena seppe dell’accaduto non pensò fosse vero. Quando giunse al Sant’Orsola tutta la zona circostante era chiusa, anche perchè erano le 12.30 e la situazione era a dir poco drammatica. Dopo essersi spostata in stazione per trasferire alcuni feriti al pronto soccorso, ha descritto ciò che la circondava come uno ‘scenario apocalittico’.

Antonio Iveli quando successe la strage aveva 24 anni. Quella mattina era in stazione con un suo collega, ricorda ancora che la sala d’aspetto era molto affollata e c’erano disposti in fila un trolley rosso, una valigia verde e un borsone nero incustodito. Per quanto strano, una sigaretta gli salvò la vita. Mancavano infatti pochi minuti all’esplosione quando decise di andare nel piazzale di fronte alla stazione per fumare: alle 10.25 udì un boato. Infine Valter, un ex ferroviere, la mattina del 2 agosto 1980 aveva il compito di controllare le ruote dei treni. Stava lavorando al primo binario quando mentre aspettava il treno successivo decise di andare al bar per prendersi un gelato. Ha in seguito assistito allo scoppio rischiando gravemente la vita, ma sopravvivendo con un taglio alla schiena.

Adele Bigarini e Federico Cappello 2ª A Ic5 Sante Zennaro: "Questo incontro è stato molto bello e anche molto toccante, perché abbiamo ascoltato delle testimonianze di tre persone che si trovavano a Bologna il 2 agosto 1980, giorno in cui scoppiò la bomba in sala d’aspetto causando 85 morti. Tutte e tre le testimonianze che abbiamo ascoltato sono state molto commoventi, ma quella che mi ha commosso di più è stato il racconto della signora Daniela Ravaglia che lavorava all’ospedale Sant’Orsola. Questa signora ci ha raccontato di quei quattro giorni passati in ospedale ad aiutare i feriti a causa dello scoppio della bomba. Ci ha raccontato tutto quello che ha visto in ospedale: dalle lievi escoriazioni fino ad arrivare a vedere gente che si è ritrovata senza un braccio, senza una gamba e anche con tutta la faccia distrutta.

Parola a Filippo Bassi: "Non ci sono parole esatte per descrivere quello che ho provato ma comunque io credo che quello che è successo quel giorno non sia un segno che si può cancellare anzi rimane, e questo mi fa molta rabbia".

Vittoria Arcangeli e Sofia Severi, 2ª Sante Zennaro: "I tre testimoni non riescono a capire, d’altronde come tutti, il perché di tutto questo, poiché sono morte persone innocenti che si erano recate in stazione per andare via o semplicemente in vacanza. Però, per alleggerire la situazione ci hanno raccontato una cosa positiva, ovvero di questa ragazza che aveva perso il treno, quindi per far passare il tempo decise di andare a fare un giro in un negozio. In quel momento la bomba esplose e lei riuscì a salvarsi".

"Una cosa che mi ha fatto riflettere – riprendono i ragazzi – è stata quando un signore ci ha detto che è da più di trent’anni che non prende il treno dalla stazione di Bologna, e questa è una testimonianza del fatto che a volte, spesso quasi mai, non si riescono a superare avvenimenti così tragici. Questi signori ci hanno detto che per riuscire a superare i ricordi di questa strage c’è voluto molto tempo e l’aiuto di qualcuno, ma comunque non sono del tutto riusciti a estirpare quei brutti ricordi dalla mente e probabilmente non ce la faranno mai. La signora ha detto che le sono state proposte molte interviste per parlare della strage e della situazione in sé, ma lei ha rifiutato ogni volta. La cosa che però mi ha fatto ghiacciare di più è stata quando la signora ci ha detto che se chiudeva gli occhi riusciva a ricordarsi ogni posizione dei corpi e delle macerie. È bello però che ci abbiano detto di non avere paura di vivere la vita al meglio, e di diventare brave persone. Perché noi siamo il futuro". "A me dispiace molto per le persone morte. Erano innocenti! Le persone che hanno messo la bomba sono esseri stupidi, cattivi e orribili": così Safaa Serbouti.