Strage, le Sardine in stazione per ricordare

Tutti in cerchio, alla rotonda di via Andrea Costa, con un trolley a simboleggiare il viaggio interrotto delle 85 vittime del 2 agosto 1980.

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di Gabriele Tassi

L’estate interrotta. Quarant’anni fa una bomba apriva una ferita nel cuore della stazione di Bologna e dell’Italia intera che mai si potrà rimarginare. Tante le persone che si stavano mettendo in viaggio per le vacanze in quel 2 agosto 1980 macchiato dal sangue. E proprio come loro ieri mattina – alla stazione di Imola – si sono trovate le Sardine, la costola del movimento di Mattia Santori nata in riva al Santerno. Un trolley, o una valigia, vestiti di chiaro, così si sono riunite in cerchio attorno alla rotonda di via Andrea Costa, come per riprendere quell’estate interrotta dalla strage che sconvolse il ‘900.

Da una stazione all’altra (‘Station to station’, come cantava David Bowie, diventato colonna sonora dell’evento) per ricordare "tutte le 85 vite spezzate, prima di un momento di felicità, quello delle ferie", spiega Marina Baldisserri, una delle organizzatrici. "L’idea è nata dalla ‘chat’ delle Sardine – prosegue –, per dare l’opportunità a tutti coloro che, viste le difficoltà imposte dalla pandemia, non sarebbero potute andare a Bologna. In tanti hanno potuto così prendere parte al memoriale a due passi da casa".

Poco meno di un centinaio i presenti, comprese anche alcune delle personalità politiche nostrane, tra cui il candidato sindaco Marco Panieri. Distanziati, con le mascherine, riuniti in un corteo che ha scandito, uno per uno, il numero degli 85 morti che l’ordigno esplosivo si portò via. "Non semplicemente numeri – prosegue Baldisserri – ma persone le cui vite spezzate abbiamo voluto ricollegare al presente, perché la memoria non deve mai morire. Anche a chi non poteva venire abbiamo chiesto di mandarci un selfie, una partecipazione ideale al nostro ricordo, che non è semplicemente una commemorazione, ma la voglia di creare una legame con il presente e di trasmettere il ricordo di quell’orrore alle nuove generazioni. Tenere viva la memoria storica, attiva e partecipata, di certi avvenimenti è dovere, necessità, fondamenta, essenza. Per chi c’era, per chi non li ha vissuti, per chi direttamente o meno ne è stato toccato, per chi è nato dopo e di quel periodo rischia di non conoscere quasi nulla".

Un lungo fischio, prima che il corteo si disperdesse per le vie della città, ha fatto idealmente ripartire quel treno, lungo i binari dei sogni interrotti, i sogni di un’estate perfetta, che per molti non c’è mai stata. Perché, come cantava Bowie, "..è troppo tardi per provare odio", ma non per chiedere la verità.