Covid Imola: "Terza dose, questione di responsabilità"

Bruno Tagliaferri, primo over 80 a ricevere l’iniezione aggiuntiva. "Non abbiate paura, guardate al presente per uscire dalla crisi"

Migration

di Gabriele Tassi

Dalla domenica in piazza ne è uscito praticamente come nuovo: check-up al cuore e vaccino. Bruno Tagliaferri, 89 anni di imolesità doc, ha aperto le danze per la terza dose. Tra i primissimia a riceverla (le iniezioni su appuntamento cominciavano ufficialmente ieri) nella categoria degli over 80 per una coincidenza del destino: "Mi considero fortunato".

Perché?

"Perché mi sono recato in piazza Matteotti per sottopormi alle visite cardiologiche incoraggiate dalla Regione. Subito dopo, mi sono avvicinato all’ex bar Bacchilega, dove era in corso l’open day vaccinale, e i medici mi hanno detto che erano avanzate due dosi".

Ha colto la palla al balzo?

"Mi sono guardato negli occhi con mio figlio Onorio. Ma in fondo non ci ho pensato un attimo: sono ormai passati 7 mesi dalla seconda dose; è arrivato il tempo della terza, e così mi sono ri-vaccinato".

Quanto crede nel vaccino?

"Ho sempre avuto fiducia: tutti gli anni mi sottopongo a quello influenzale, ogni volta è un siero diverso. Non credo ci si debba preoccupare tanto per quello anti-Covid".

Lei ha ancora paura di ammalarsi?

"Il timore c’è sempre: abbiamo visto che questo virus ha molte facce: ci sono forme lievi, assenti o molto pesanti: senza vaccino rischiamo che capiti come lo scorso anno, quando tutto sembrava passato, poi a Natale ci siamo ritrovati chiusi in casa".

Secondo lei perché alcune persone non vogliono vaccinarsi?

"Credo per paura, ma sostanzialmente ingiustificata. E’ maggiore il rischio di ammalarsi seriamente di Coronavirus più che quello dovuto al vaccino".

Dovesse parlare con qualcuno che in merito ha ancora dei dubbi, cosa gli direbbe?

"Gli direi di pensare al presente: viviamo in un momento così difficile. Il primo pensiero deve essere quello di rialzarsi dalle difficoltà. Questa malattia è infida, e le insicurezze sono troppe: se c’è uno strumento per uscirne, anche lentamente, è il vaccino. Proteggersi, proteggere gli altri con il siero, è una questione di responsabilità. All’inizio, io fui uno dei primi a candidarmi: la mia famiglia è più tranquilla e lo sono anch’io. In questi mesi ho visto tante persone ammalarsi, compresi tanti inquilini del mio condominio".

Come sono i mesi, anzi, ormai quasi gli anni del Covid per una persona della sua età?

"C’è preoccupazione, anche se io – ovviamente quando la legge non lo vieta – cerco sempre di uscire di casa per sgranchirmi le gambe. L’importante è fare attenzione, tenere distanza, mascherina, insomma lavorare proprio sulla prevenzione, e una parte importante la fa il vaccino".

Da venerdì il Green pass sarà obbligatorio sul lavoro, di quello cosa ne pensa?

"A mio avviso una buona idea. Vaccinarsi non costa nulla, ed è una sicurezza in più per i datori di lavoro. Io guidavo gli scuolabus, posti molto affollati: credo che chi si trova ogni giorno a contato con il pubblico abbia oggi una grande necessità di proteggersi, e di proteggere gli altri".