Finirà davanti alla Corte di Cassazione l’ormai arcinota questione delle ‘sovracoperture’ per il servizio di gestione dei rifiuti, che vede da oltre sette anni il Comune contestare ad Atersir – l’agenzia territoriale per i servizi idrici e i rifiuti – di aver pagato troppo (e dunque aver chiesto ai cittadini una cifra troppo alta in bolletta) per raccolta e smaltimento del pattume.
La Giunta, che punta ad avere indietro i soldi in più versati a partire dal 2013, ha infatti deciso di ricorrere contro la sentenza pronunciata a maggio di quest’anno dal Consiglio di Stato. Ribaltando il pronunciamento arrivato nel 2023 dal Tar dell’Emilia-Romagna, i giudici amministrativi di secondo grado hanno stabilito che "l’obbligo restitutorio è privo di fondamento attesa la legittimità della procedura" che ha portato l’Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti a stilare, nel corso degli anni, i Piani economici finanziari pagati dai Comuni (oltre a Imola, batteva cassa anche Castel Guelfo).
Il tutto con buona pace degli imolesi che si preparavano a beneficiare del piano di rientro da circa due milioni di euro, chiesto dal Municipio ad Atersir, attraverso il quale si sarebbero appunto alleggerite le bollette dei cittadini.
Il contenzioso era nato addirittura nel 2017 durante il Manca-bis, poi si era arenato ed era infine stato riportato alla luce dall’ex Giunta Sangiorgi. Dopo la sentenza favorevole del Tar nel 2023, il Comune di Imola ha promosso innanzi giudizio di ottemperanza impugnando nel contempo, in via cautelativa, la delibera del Consiglio di ambito di Atersir con il Piano economico finanziario dello scorso anno. Da parte sua, l’Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna ha però promosso appello al Consiglio di Stato ottenendo, come detto, la riforma della sentenza di primo grado.
Ora, la Giunta ritiene esistano i presupposti per far valere le proprie ragioni in Cassazione che potrebbero portare a un nuovo giudizio da parte del Consiglio di Stato. In particolare, nelle carte del Comune si cita proprio la sentenza del Consiglio di Stato, secondo la quale "il comportamento di Atersir sebbene non censurabile in questa sede (…) necessita di una verifica nel merito amministrativo delle scelte operate che hanno visto, come emerge dagli atti di causa, un primo orientamento volto al recupero delle sovra-coperture ed in seguito l’adozione di una serie di atti non rispondenti a detto fine". Si tratta, secondo i giudici amministrativi di secondo grado, di "valutazioni di merito che esulano dalle valutazioni di legittimità da svolgersi in questa sede e che potranno essere approfondite dagli organi competenti".
Da qui la decisione della Giunta di rivolgersi agli Ermellini, "al fine di non pregiudicare il buon esito della vertenza per il recupero delle maggiori somme corrisposte per il servizio di gestione e smaltimento rifiuti" e "in conformità alle indicazioni ricevute dai legali incaricati dall’Amministrazione".
Secondo l’ente di piazza Matteotti, infatti, la sentenza di secondo grado "evidenzia criticità che meritano un’ulteriore verifica giurisdizionale e che possono essere in tale sede proposte come un ‘arretramento o rifiuto dell’esercizio di giurisdizione amministrativa’, vertendo dunque sul profilo della giurisdizione sul quale la Corte di Cassazione può eccezionalmente intervenire a sindacare il contenuto delle decisioni del Consiglio di Stato".
L’incarico legale è stato affidato a Giandomenico Falcon e Christian Ferrazzi, intenzionati da parte loro a chiedere al Comune "compensi estremamente contenuti rispetto a quelli previsti dai parametri forensi" visto che da tempo assistono il Municipio in questa complicata vicenda.