Vaccino 5 11 anni, il pediatra a Imola: "Immunizzate i bambini"

Lamberto Reggiani: "L’iniezione aiuta a prevenire sintomi seri e ricoveri. Gli effetti collaterali? Praticamente nulli"

Sanitari nei reparti Covid (foto d'archivio)

Sanitari nei reparti Covid (foto d'archivio)

Imola, 28 novembre 2021«Abbiamo un’arma per prevenire sintomi gravi e ricoveri, abbiamo un’arma per restituire anche ai bambini la tranquillità di una vita un po’ più normale". Circa un migliaio di pazienti e una convinzione: "La vaccinazione anti Covid? Mi sento di consigliarla anche ai bambini fra i 5 e i 12 anni". Il dottor Lamberto Reggiani è un pediatra di libera scelta, convenzionato conl’Ausl. Lavora in un pool di colleghi nello studio di Pediatria di gruppo in via Serraglio.

Dottore, secondo lei la vaccinazione può essere utile anche ai giovanissimi? "Senz’altro, può avere effetti positivi su due binari. Il primo è sicuramente quello sanitario. Poi c’è quello psicologico, che di questi tempi non è da sottovalutare, visto l’alto numero di quarantene scolastiche".

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Inizi a parlarci del primo. "Il nostro riferimento, la Società italiana di pediatria, si è dimostrata favorevole alla vaccinazione fra i 5 e gli 11 anni perché aiuta a prevenire le forme gravi del Coronavirus".

Non è estremamente contenuta la casistica grave nei bambini? "E’ bassa, ma non così tanto: i decessi in Italia sono stati 36 negli ultimi 18 mesi (dati aggiornati al 9 novembre, ndr) e 210 i bambini o adolescenti ricoverati in terapia intensiva. Il vaccino può aiutare molto a prevenire una malattia infiammatoria multisistemica (capace di coinvolgere reni, intestino, bronchi ...) che può portare a lunghi ricoveri e cure pesanti".

Insomma, si evitano peggioramenti catastrofici. Ma venendo ai casi meno seri, il siero è in grado di contenere il contagio fra i più giovani? "Non possiamo aspettarci che il vaccino cancelli il virus, ma questo vale anche per molte altre malattie. Sicuramente la capacità infettante è ridotta ma non azzerata. Il Covid continuerà a circolare, ma il vaccino potrà permettere di ridurre l’impatto sul mondo sanitario, lasciando più liberi posti letto e terapie intensive per le altre patologie".

Prima parlava di anche ricadute psicologiche favorevoli sul mondo dei giovanissimi. "Scuola, sport, amici: il Covid ha allontanato a lungo i ragazzini da tutto questo, causando non pochi danni a livello psicologico in qualcuno. E’ un aspetto secondario questo (rispetto all’emergenza sanitaria), ma da non dimenticare. La vaccinazione potrebbe aiutarci a scremare i casi di influenza normale da quelli di Covid, permettendo ai genitori di sottoporre a meno tamponi i ragazzi. Oppure i tempi delle quarantene: per chi è vaccinato scendono da dieci a sette giorni. Insomma potrebbe evitare di andare incontro a una vita sociale ridotta".

Lei ha a che fare con i piccoli pazienti ma anche con i genitori, quali sono le principali paure di padri e madri? "Prima di tutto molti sono restii per via del basso impatto del virus sulla popolazione giovane. A quel punto si fanno delle domande sulla reale utilità del siero. Altri hanno in modo particolare timore dei possibili effetti collaterali".

E ci sono? "In base agli studi internazionali portati a termine, in rarissimi casi sono insorte delle piccole miocarditi (infiammazioni). Ovviamente i numeri sono limitatissimi, e dove si è presentata la patologia lo ha fatto con effetti trascurabili".

Una volta che ci sarà il via libera alle vaccinazioni fra 5 e 11 anni come funzionerà? "Bambini e ragazzini potranno immunizzarsi con il preparato Pfizer, in due richiami come gli adulti. La differenza è che le dosi saranno ridotte a un terzo (10 microgrammi)".

Nel suo studio come stanno andando le vaccinazioni dei più giovani? "Seguiamo i ragazzi fino ai 14 anni e, su mandato dell’Ausl, quelli con patologie croniche anche fino ai 16. Posso dire che le vaccinazioni stanno andando bene, e fino a questo momento non abbiamo avuto alcun riscontro negativo".