Imola, il vescovo Ghirelli si dimette. "E' per il bene della città"

Il capo della diocesi lascia con qualche mese di anticipo rispetto alla fine naturale del mandato. "Così accellero il ricambio"

Tommaso Ghirelli

Tommaso Ghirelli

Imola, 8 marzo 2019 - Il vescovo Tommaso Ghirelli si è dimesso. Un passo indietro, già accettato da Papa Francesco, arrivato con qualche mese di anticipo rispetto alla fine naturale del mandato episcopale. Solo il prossimo 2 agosto, Ghirelli, ordinato sacerdote nel 1969 e vescovo di Imola e Lugo dal 2002, compirà infatti 75 anni, età alla quale secondo il Codice di diritto canonico i monsignori devono presentare al Pontefice la loro rinuncia all’incarico.

«Ho ritenuto opportuno accelerare il ricambio, senza cedere a una moda efficientista, perché il vescovo non è un funzionario, ma un padre; e rimane tale a prescindere dall’età», ha spiegato Ghirelli in un’intervista al settimanale diocesano ‘Il Nuovo Diario Messaggero’. L’iter per la nomina del successore del vescovo dimissionario, che prevede consultazioni di sacerdoti e laici qualificati, richiede alcuni mesi. Un periodo, questo, nel quale Ghirelli rimarrà in carica a tutti gli effetti.

«Poiché per la nomina di un nuovo vescovo occorre un certo numero di mesi, durante i quali la Chiesa locale vive una certa tensione verso il nuovo pastore e diventa difficile prendere decisioni impegnative – ha aggiunto ancora Ghirelli –, ho pensato di abbreviare tale periodo transitorio, sperando di avere fatto il bene della nostra diocesi».

Quanto ai motivi che lo hanno spinto a spiegare anticipatamente e pubblicamente le fasi di questa transizione, il vescovo ha parlato di «un atto di trasparenza e rispetto nei confronti della Chiesa imolese e della comunità civile, in modo da non alimentare congetture o letture fuorvianti di quanto è in procinto di avvenire».

Al di là delle dimissioni di Ghirelli e dell’arrivo del suo successore, sullo sfondo resta il grande tema della possibile unificazione della diocesi di Imola con quella di Faenza-Modigliana. Una strada della quale si parla ormai da qualche anno, ma attorno alla quale negli ultimi tempi pare esserci una certa freddezza. Nei mesi scorsi era anche circolato un documento, destinato ai rispettivi Consigli presbiteriali, messo a punto su indicazione dei vescovi Tommaso Ghirelli e Mario Toso. Nella bozza di testo c’erano innanzitutto le motivazioni che dovrebbero portare a quell’accorpamento auspicato per primo dal Papa.

E cioè: un territorio «del tutto simile sia per estensione sia per conformazione», con i confini tra le due diocesi che «si presentano per così dire intrecciati». In ambito formativo, invece, (inteso sia come seminaristico che laicale) «alcune iniziative comune negli ultimi anni sono state avviate, particolarmente dall’Azione Cattolica», si ricordava nel documento diventato pubblico la scorsa estate. E poi, tutt’altro che secondario, c’è il tema del calo numerico dei sacerdoti. «L’unione non risolve in radice questa problematica», recitava il testo, «ma può creare un punto di forza per il futuro delle nostre Chiese che ad oggi faticano, da sole, ad avere persone e strutture ‘qualificate’ per compiere percorsi di formazione spirituale, intellettuale, pastorale ed amministrativo di cui abbiamo bisogno».

A QUESTO PUNTO resta da capire se le dimissioni di Ghirelli, alle quali in quel documento veniva fatto esplicito riferimento, accelereranno in qualche modo l’eventuale accorpamento tra la diocesi di Imola e Faenza-Modigliana (progetto avanzato dalla Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna e avallato in maniera informale dalla Santa Sede) o se, diversamente, la nomina di un nuovo vescovo allontanerà ogni ipotesi di fusione.