
di Zoe Pederzini
Le cassette di legno dei raccolti, ormai distrutti, galleggiano su specchi d’acqua ampi come laghi. È questo lo scenario desolante a Medicina, nella Bassa, travolta dalle esondazioni del torrente Gaiana e dell’Idice. I piani terra delle case sono un vago ricordo. Con i primi raggi del sole, dopo due giorni di pioggia, arrivano anche la rabbia e la delusione di tutti coloro che hanno perso (per ora) la propria casa a seguito delle evacuazioni. Nella frazione di Villa Fontana ci sono solo immensi specchi di acqua putrida e fangosa da cui emergono tettucci di auto sommerse e i piani alti delle case. Il Gaiana ha rotto l’argine in due punti: alle 10 del mattino ci sono alcuni residenti, oltre ai tecnici del Comune. Gli sfollati sono in tutto 25 e alloggiano all’Hotel Parigi di Castel San Pietro Terme, ma arrivano qui per controllare e cercare di capire quando potranno tornare a casa.
Tra loro ci sono Tiziana D’Elia e Mario Pastorelli, vicini di casa. I loro tre cani, insieme a una cucciolata di gattini, sono stati tratti in salvo da un mezzo anfibio dei vigili del fuoco.
"Viviamo qui da parecchio tempo – raccontano i residenti –. Ne abbiamo viste di piene e di piogge, ma una cosa del genere mai. Avremmo preferito che ci avessero avvisato prima del pericolo imminente e chissà quando potremo rientrare, anche sole per vedere la situazione, nelle nostre case". A pochi chilometri di distanza, fra i canali di bonifica , c’è la frazione di Sant’Antonio. Un piccolo agglomerato di case e terreni agricoli che sembrava aver superato l’alluvione fino a che non ha ceduto un piccolo argine dell’Idice. Ma questa è la frazione che si è salvata da sola. A raccontarlo sono gli agricoltori Fabio Marini, Alberto Pederzoli e Manuel Donati: "Questa è la nostra terra, il nostro lavoro. Sono ore che aspettiamo che arrivi qualcuno ad aiutarci. Ma ancora non si è visto nessuno che si sia fermato per poterci fisicamente aiutare a liberare i campi da parte di quest’acqua. Abbiamo quindi deciso, per quel che possiamo, di fare forza comune e di arrangiarci. Dragheremo l’acqua con le nostre pompe nella speranza che, poi, qualcuno venga ad aiutarci. I danni sono incalcolabili, ma aiutarsi a vicenda ad ora è la nostra unica salvezza".
Intanto, sempre nella stessa frazione che non è stata evacuata, alcuni volontari della Protezione Civile posizionano i sacchi di sabbia per farne un recinto di protezione alle abitazioni.
Tutti hanno un solo desiderio: tornare a casa al più presto. "Ci manca casa nostra – dicono i coniugi Tedeschi dal patio dell’albergo di Castel San Pietro – . Vogliamo tornarci, ma dovevano capire come andava la situazione. Avevamo già l’acqua alle caviglie mercoledì, ma ci dicevano che sarebbe andato tutto bene e che la situazione sarebbe rientrata".
Zoe Pederzini