Zhytaryuk, rabbia e dolore "È una guerra tra fratelli"

Parla il cestista originario di Odessa, ex Virtus Imola e oggi stella del Molinella "Immagini strazianti dal mio Paese, ma anche qui si può far tanto per aiutare"

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di Gabriele Tassi

Da qui si combatte col cuore. "Là si lotta col coraggio", fucile in mano, e la voglia di difendere un popolo. Slava Zhytaryuk, cestista ucraino del Molinella e per due anni punto di riferimento della Virtus Imola, dalla sua casa di Lugo guarda oltre il mare, dove ha lasciato una fetta di cuore e di passato, là dove si fanno guerra "due popoli che sono come fratelli".

Perché fratelli?

"Perché in Ucraina una famiglia su tre ha almeno un parente in Russia".

Le immagini del militare che si arrende al vostro popolo e viene confortato con un tè caldo quindi non mentono?

"Credo che da soldati stiano solamente seguendo i folli ordini di Putin, pochi di loro sono convinti di ciò che stanno facendo Poi ci sono i nostri che hanno imbracciato un fucile: non solo soldati, ma anche civili, qualcuno poco più che bambino".

Lei è uno sportivo: sono molti i ’colleghi’ che hanno deciso di abbandonare la propria passione per scendere in campo, arma in mano. Per esempio il tennista Sergiy Stakhovsky.

"E’ un gesto che fa loro tanto, tantissimo onore. Sono persone da stimare per il loro coraggio, mettendosi in pochi a lottare contro un Paese dalle potenzialità mostruose come la Russia".

Lei ha parenti là? Quanto è preoccupato?

"Io e mia moglie siamo davvero in pena. Mio padre in questo momento si trova al confine con la Moldova. Era fuori Ucraina prima del conflitto, e adesso sta cercando di rientrare per stare vicino a sua moglie e alla famiglia di lei".

Che racconti arrivano da laggiù?

"Arrivano racconti, ma arrivano anche tante foto, sono strazianti. Bambini, giovani, anziani, tanti morti che quasi si stenta a immaginarlo".

E dalla frontiera?

"Le file sono infinite per scappare, lunghe anche 15 chilometri. Fortunatamente però, da parte dei popoli di confine è forte il senso di solidarietà. Qualcosa di caldo da mangiare c’è sempre, e spesso, per tener caldi i bambini in fila, vengono allestiti dei pullmann con il riscaldamento acceso".

Tanti di loro hanno preso la strada dell’Italia: secondo lei, da qui si sta facendo abbastanza?

"La generosità è tanta, e il sistema degli aiuti sta funzionando bene. Anche da qui si può far molto, lavorando con il proprio cuore e con le proprie braccia. Dove abito ora, a Lugo, tanti connazionali hanno messo in piedi raccolte importanti di beni di prima necessità da spedire in Ucraina".

Di cosa c’è più bisogno?

"Di cibo e di medicinali. Ma anche vestitini e pannolini per i bimbi, fra le vittime più colpite e inconsapevoli di questa assurda guerra".

Il presidente Zelensky è isolato in un bunker, ma non manca di far sentire la propria vicinanza alla popolazione. Gli ucraini cosa ne pensano?

"Sta mettendo benzina nei motori della loro speranza, un sentimento che non dovremo mai perdere".

E lei?

"Io penso che abbia due attributi d’acciaio".