
La regista Margherita Ferri sarà premiata a ’Ciao-Rassegna Lucio Dalla’
Bologna, 9 febbraio 2025 – Il miglior incasso del 2024, tornato in sala il 7 febbraio, in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. Il ragazzo dai pantaloni rosa è un film “di impegno sociale”, dice la regista Margherita Ferri, ispirato alla storia vera di Andrea Spezzacatena, il primo caso noto in Italia di suicidio di un minorenne causato da bullismo. Ma, accanto ai numeri, c’è altro che colpisce. A distanza di mesi dall’uscita, continua a essere una miccia, ad accendere il dibattito, a investire di coraggio i ragazzi che, dopo la visione, riescono a parlare delle vessazioni e violenze di cui sono vittime o testimoni.
Ed è proprio la regista Margherita Ferri, che QN - il Resto del Carlino ha deciso di premiare con il Ballerino Dalla. Riconoscimento che le verrà consegnato il 4 marzo, all’Arena del Sole di Bologna, durante la terza edizione di CIAO - Rassegna Lucio Dalla, evento condotto da Drusilla Foer, che annualmente premia gli artisti e i progetti creativi che hanno meglio saputo distinguersi per qualità, coerenza, riconoscibilità e capacità di innovare nell’ambito della musica leggera italiana.

Un premio speciale, assegnato alla regista con queste motivazioni: “QN - il Resto del Carlino ha deciso di premiare Margherita Ferri, regista con radici imolesi e bolognesi e ormai proiettata nel mondo, non solo per aver firmato con Il ragazzo dai pantaloni rosa, il caso cinematografico dell’anno, ma per aver dimostrato – come sapeva fare Lucio Dalla – che l’arte è un mezzo potente e democratico per dare una voce a chi questa voce è spesso negata. Divulgando, con originalità, sensibilità e una regia fluida e musicale, che bullismo e cyberbullismo si devono battere”.

Margherita Ferri, con che spirito accoglie questo premio?
“È un onore, per me, entrare a far parte dell’eredità di artisti bolognesi che hanno abitato e abitano la città, anche se io sono della vicina Imola (sorride, ndr)”.
Cosa la lega a Lucio Dalla?
“È un bel filo rosso, quello che lega i testi delle sue canzoni ai miei personaggi. I protagonisti, in entrambi i casi, vivono ’ai margini’. E io sono contenta di rappresentare sguardi fuori dall’ordinario”.
Cadeva due giorni fa, la giornata mondiale contro il bullismo e il cyberbullismo. Quanto è importante mantenere un faro acceso su queste forme di violenza?
“C’è tanto bisogno di parlarne e soprattutto di fornire ai ragazzi strumenti di condivisione dei problemi che vivono. Il film serve anche a dare la possibilità di aprire un dialogo intergenerazionale tra compagni, genitori e insegnanti”.
Durante il lavoro svolto con i giovani attori e dei tanti incontri con gli adolescenti, cos’altro è riuscita a capire del bullismo?
“È una forma di violenza e prevaricazione che fa parte dell’essere umano. Una pulsione che può annidarsi in tutti noi nel momento in cui mettiamo in difficoltà qualcuno, verbalmente o fisicamente, per uscirne vincitori. Questo è un aspetto molto importante e che ho tenuto in considerazione durante il lavoro con i giovani attori. Ho cercato di capire e umanizzare i personaggi, anche l’antagonista. Il film è un chiaro invito all’empatia, a riconoscersi negli altri anche se sono diversi da noi o pensiamo che lo siano. A riconoscersi nel loro dolore e tenersi la mano, anziché respingersi”.
La difficoltà più grande?
“Riuscire a finire il film in tempo per la prima parte dell’anno scolastico, perché era destinato soprattutto al pubblico giovane”.
E a livello emotivo?
“È stato un viaggio molto profondo, durante il quale ci ha sempre accompagnato Teresa Manes, la mamma di Andrea. Ho sentito la responsabilità di raccontare la sua storia e lei ha deciso di donarla ad altre persone, nonostante sia una tragedia difficile da rivivere. È stato importante riuscire a fare giustizia, attraverso il film. Per Andrea e per Teresa”.