Airbnb, a Imola un fenomeno dai contorni ‘neri’. Nel circondario 158 alloggi

Gli albergatori: "Più controlli e nuove regole per proteggere consumatore e mercato"

Imola, gli albergatori denunciano il turismo sommerso (Foto Isolapress)

Imola, gli albergatori denunciano il turismo sommerso (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), 16 ottobre 2018 - Sono 158 gli alloggi disponibili, secondo le ultime rilevazioni, su Airbnb nei dieci comuni del territorio. Il dato, aggiornato ad agosto scorso e in continua crescita negli ultimi anni (erano 124 nel 2016), emerge dall’indagine ‘Sommerso turistico nel circondario imolese’, condotta ed elaborata da Federalberghi in collaborazione con Incipit su dati inside Airbnb. Dei 158 alloggi in questione, 71 sono a Imola, 34 a Castel San Pietro Terme, 18 a Castel del Rio, 14 a Dozza, sette a Medicina e altrettanti a Casalfiumanese, due ciascuno per Borgo Tossignano, Fontanelice e Castel Guelfo, uno a Mordano.

Lo studio, presentato nei giorni scorsi in un incontro organizzato nella sede di Confcommercio Ascom in viale Rivalta, ha rilevato inoltre altri interessanti dati locali relativi al portale online grazie al quale persone in cerca di una sistemazione per brevi periodi entrano in contratto con i privati che la offrono. E in particolare che, dei 158 alloggi di cui sopra, il 51,27% era riferito a interi appartamenti in cui non abita nessuno, il 60,13% ad alloggi disponibili per oltre sei mesi all’anno e il 50,63% era pubblicato da host che gestiscono più di un alloggio.

Tutti aspetti, questi, che inducono Federalberghi e Alterim (associazione albergatori del territorio imolese) a parlare per alcuni di vero e proprio «abusivismo ricettivo». Secondo le due associazioni di categoria, infatti, «nella maggioranza dei casi l’attività non è un’occasionale fonte integrativa del reddito, ma rappresenta un vero e proprio business». E di conseguenza, «a fronte di fatturati e ricavi consistenti non corrispondono apporti equivalenti in termini di contributo all’erario e di sostegno all’occupazione e al reddito», denunciano Federalberghi e Alterim. Ecco perché, secondo le due associazioni, «vengono danneggiate tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza». Da qui la richiesta di «nuove regole» per «proteggere il consumatore, la collettività, i lavoratori e il mercato» nonché di maggiori controlli.

Dopo aver censito tutti gli alloggi disponibili su Airbnb.it, Federalberghi, tramite la propria associazione territoriale facente capo a Confcommercio Ascom, fa sapere infatti di aver messo a disposizione delle autorità locali competenti l’elenco rilevato proprio per permettere agli uffici e gli enti competenti di svolgere le opportune verifiche. «Le imprese alberghiere sono un punto nevralgico per intercettare i flussi turistici nazionali e internazionali e condurli al nostro territorio – osserva il presidente di Confcommercio Ascom Imola, Gialuca Alpi –. Gli alberghi sono infatti la porta d’entrata che conduce ai nostri ristoranti, ai nostri esercizi commerciali e alle nostre attività della cultura, dello sport e dei servizi alla persona. E’ quindi importante e necessario che enti locali e di Governo si impegnino, assieme alle associazioni di rappresentanza, per risolvere situazioni di illegalità che costituiscono abusi e provocano danni agli operatori, alberghieri ed extralberghieri, che operano nel rispetto delle regole».

Da parte loro, l’assessore al Turismo del Comune d Imola, Maurizio Lelli, e quello di Castel San Pietro, Tomas Cenni, hanno confermato la massima disponibilità ad affrontare, nel breve, i temi in questione.