Cesi, i creditori cominciano a bussare forte: udienza prefallimentare

Lunedì alle 10 a Bologna istanza per un debito di 200mila euro

Un cantiere della Cesi (Isolapress)

Un cantiere della Cesi (Isolapress)

Imola, 9 luglio 2014 - LUNEDÌ, ore 10. L’appuntamento è davanti al giudice Manuela Velotti, in tribunale a Bologna, sezione fallimentare. Parole che, quando si parla di Cesi, nell’Imolese mai nessuno vorrebbe vedere accostate nella stessa frase. E invece, lunedì prossimo, il colosso edile di via Sabbatani comparirà in aula chiamato a rispondere di una fattura non pagata ad un fornitore bresciano. Una di tante, a dire la verità, perché stando a quanto riferito dall’azienda ai sindacati di creditori in giro per l’Italia ce ne sono 1.125.

Quella fattura, di circa 200mila euro, è bastata — in realtà basta un credito di 30mila — perché il fornitore lombardo presentasse istanza di fallimento e questa venisse accolta. Fin qui il dato. Cosa succederà la prossima settimana, in quell’udienza prefallimentare, è un’incognita che sta togliendo il sonno a più di una persona. L’ipotesi transattiva sarebbe ovviamente la strada caldeggiata, visto anche l’importo non milionario della fattura in questione, ma la crisi di liquidità dell’impresa è cosa nota. Dalle ultime cifre diffuse il debito complessivo ammonta a 375 milioni di euro debito e a 180 milioni il patrimonio iscritto a libro, ma già in buona parte impegnato con le banche.

Poi c’è il timore che quell’istanza se ne porti dietro altre, visto che i fornitori non vengono più pagati da settimane. Il presidente di Cesi Marco Lama e il direttore Francesco Sutti sono per noi irraggiungibili da giorni, e oggi davanti alla sede della coop edile sciopereranno i dipendenti. Ben 405 rimasti in organico attraverso l’uso di contratti di solidarietà (gli amministrativi) e cassa integrazione (gli addetti dei cantieri), e che a fine mese vedranno scadere il primo anno di ammortizzatori sociali senza avere ancora compreso quali saranno le reali prospettive occupazionali dell’azienda.

Prospettive che vedono impegnata in prima fila anche Legacoop Emilia-Romagna col presidente Giovanni Monti. Una newco componibile per step, nella migliore delle ipotesi con l’affitto di un ramo d’azienda di Cesi. «Stiamo ragionando su un progetto che preveda anche la ristrutturazione di Cesi – dice —. Si tratta di mettere insieme la Cdc di Modena e la Coop costruzioni di Bologna, due realtà senza alcuna procedura concorsuale in atto, con la Iter di Lugo (in concordato preventivo, ndr) e la Cesi di Imola (articolo 67 da due anni, ndr). Una nuova struttura industriale, a regime fra 3-4 anni, attiva nel settore residenziale, delle grandi opere, nelle manutenzioni delle grandi aree urbane, nella rigenerazione di quartieri. Difficilmente – continua – tutti i lavoratori delle quattro realtà troveranno posto (per Cesi si parla di 200 addetti, ndr), ma il saldo occupazionale delle coop in regione, nel 2014, è positivo e cercheremo di trovare collocazione al maggior numero di lavoratori». Nella visione di Legacoop, a regime ci saranno cinque grandi poli del settore in regione: la Cmb di Modena, la Cmc di Ravenna, il polo bolognese con Cesi al suo interno, uno nel reggiano e il consorzio Ccc di Bologna in grado di attirare commesse.