Elezioni Imola 2020, Ezio Roi "La gioventù delle idee è senza età"

L’aspirante primo cittadino del M5s: "Nessuno più a sinistra di noi. E con Cavina saremmo ancora al governo della città"

Ezio Roi, 72 anni, ex pretore a Imola, candidato a sindaco per il Movimento 5 Stelle

Ezio Roi, 72 anni, ex pretore a Imola, candidato a sindaco per il Movimento 5 Stelle

Imola, 13 settembre 2020 - «Adda passà 'a nuttata». La storica massima di Eduardo De Filippo, battuta conclusiva di ‘Napoli milionaria’, calza perfettamente per il M5s locale. Le ferite di un mandato, quello dei pentastellati alla guida del Comune, partito gonfio di entusiasmo a giugno 2018 e finito con la resa dei conti tra l’ex sindaca Manuela Sangiorgi e i suoi, non si sono ancora rimarginate. E il dottore scelto per provare almeno a tamponarle, mentre la truppa si riorganizza in vista di tempi migliori, è Ezio Roi. «Ci siamo e vogliamo dire la nostra», assicura però l’ex pretore oggi aspirante primo cittadino, vero totem dei grillini imolesi, seduto a un tavolino della Tozzona. All’ormai consueta chiacchierata ‘Un caffè con il candidato sindaco…’, che ha già visto protagonisti nei giorni scorsi Carmen Cappello, Daniele Marchetti e Andrea Longhi, si arriva stavolta tra la curiosità dei clienti del bar del centro sociale in Pedagna. Pochi minuti prima, infatti, durante il confronto organizzato da Cgil, Cisl e Uil, Roi se l’è presa un po’ con i sindacati e un (bel) po’ con la stampa locale. E così il faccia a faccia davanti alla tazzina, pensato per raccontare il lato umano dei candidati, serve nell’occasione anche per sciogliere la tensione tra intervistato e intervistatore; che puntualmente però restano ciascuno sulla propria posizione.  

Roi, sembra quasi che il M5s voglia tenere un profilo basso in questa campagna elettorale…  «Ma no, abbiamo scelto di correre con il nostro simbolo proprio per non dare l’idea che volessimo abbassare la guardia». Nel caso del suo successore in Giunta, Andrea Longhi, e dell’ex candidata sindaco del centrosinistra, Carmen Cappello, veniva da chiedersi cosa li spingesse a tornare in campo dopo due esperienze così ‘provanti’ dal punto di vista personale. Lei invece ha raccontato di essersi fatto avanti quasi a voler dare una guida a un M5s senza più punti di riferimento. Sente un po’ questa responsabilità? «Quello certamente sì». Però la voce che gira in città è: Roi sarà eletto, ma poi lascerà il seggio a chi arriverà dopo di lui nella lista del M5s.  «No, e poi non vogliamo mica entrare con un solo consigliere comunale. Detto questo, a me però piacerebbe che un’esperienza in Aula la facessero, attraverso una rotazione, anche quelli della lista che non sono stati eletti. Un po’ come facciamo con il ruolo di capogruppo. Poi lo so bene che tale principio non è applicabile alla realtà locale, visto che implicherebbe le dimissioni del consigliere comunale eletto senza più possibilità di rientrare». Quali sono le difficoltà che come M5s state affrontando in questa campagna elettorale? Il doversi ‘far perdonare’ dai cittadini i litigi dello scorso mandato?  «Ma no, perché in politica a un certo punto si commettono degli errori; anche a fin di bene. Non dobbiamo farci perdonare, ma spiegare perché è successo. E cioè: un errore di valutazione sul candidato sindaco; ma di questo abbiamo chiesto scusa». Così però scaricate tutte le colpe solo sulla Sangiorgi… Nessun mea culpa da parte vostra? «Sì, quello lo abbiamo fatto. Perché abbiamo scelto male lei, ma anche qualcun altro. E abbiamo rimediato con un sistema doloroso (portarla alle dimissioni, ndr), però non c’era alternativa…». Campagna elettorale vuol dire anche stare lontani dalla propria famiglia. Come hanno preso a casa sua la scelta di candidarsi?  «Mia moglie mi ha detto ‘Non esagerare’, perché pensa alla mia salute. Mio figlio invece vive a Reading, vicino Londra, perché i giovani sono costretti ad andare via dall’Italia per trovare un lavoro confacente ai loro studi, ai loro desideri e retribuiti in modo ‘normale’. E oggi sta alla finestra, non dice né ‘sì’ né ‘no’». È un vostro elettore, o magari guarda a sinistra?  «Beh, penso proprio che voti il M5s. Anche perché oggi non abbiamo partiti più a sinistra del Movimento». Faticoso, a 72 anni, confrontarsi con gli under 35 Marchetti e Panieri?  «Solo un po’ di fatica in più nei tempi di recupero, ma la gioventù delle idee non è legata necessariamente all’età anagrafica. E sotto questo profilo credo invece che loro siano entrambi troppo legati ai vecchi schemi». Può giocarsi la carta dell’esperienza…  «Quella ti serve per conoscere il passato e capire di più quello che succederà in futuro». I tanti anni da magistrato a Imola cosa le hanno lasciato da poter portare con lei nell’esperienza politica?  «Avendo fatto il mestiere che ho fatto io, si sanno leggere le cose, mettere insieme gli indizi… E poi si capiscono bene le persone». Un aneddoto sui suoi anni da pretore a Imola.  «C’era uno stabilimento industriale nel quale gli incidenti erano particolarmente frequenti. Ogni due o tre settimane, inchieste e relative sanzioni. In quel posto sono tornato qualche anno dopo, assieme ad alcuni tirocinanti, e il proprietario mi ha ringraziato. Mi ha detto: ‘Lei, con il suo assiduo controllo e tutte le contravvenzioni che mi ha fatto, mi ha costretto ad aggiornare i macchinari e a rifare lo stabilimento. È grazie a quello che oggi sono ancora sul mercato, altrimenti sarei fallito». Un gioco: la Sangiorgi nel 2018 fu scelta da una votazione interna al M5s. Avesse vinto il suo sfidante di allora, Patrik Cavina, oggi il M5s sarebbe ancora al governo della città?  «Penso proprio di sì. E Imola sarebbe più avanti nel modo di vedere le cose da fare per il futuro. Serve un disegno generale su un ambiente più salubre, che passa attraverso una modernizzazione dell’industria e dei trasporti. Lo hanno fatto gli altri Paesi, possibile che noi non ci riusciamo?».