Romagna Exit, al referendum anche una parte del Circondario Imolese

Marchetti (Lega): "Il Circondario tiene insieme aree e identità diverse"

Sia Lega che Movimento 5 Stelle vogliono far andare al voto anche la Romagna il 22 ottobre come Veneto e Lombardia

Sia Lega che Movimento 5 Stelle vogliono far andare al voto anche la Romagna il 22 ottobre come Veneto e Lombardia

Imola, 24 agosto 2017 - «Ci sentiamo legittimati ad avanzare questa proposta, che chiede di mantenere le risorse versate dai cittadini mediante le tasse, nel proprio territorio». Parola del consigliere regionale di Lega nord Daniele Marchetti, che assieme ai colleghi si muove sulla scia di Veneto e Lombardia e chiede al presidente e alla giunta regionale di indire, dopo una modifica dello Statuto, un referendum consultivo affinché gli elettori emiliano-romagnoli possano esprimere la propria opinione su una maggiore autonomia regionale, e un secondo referendum consultivo. Questo ulteriore quesito chiederebbe agli elettori delle province romagnole e solo ad una parte del circondario imolese, in particolare ai comuni di Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel del Rio, Dozza, Fontanelice, Imola e Mordano, di esprimere il proprio voto sulla costituzione di una entità regionale autonoma chiamata Regione Romagna, con una propria assemblea e un proprio governatore. «Il Circondario è un ente anomalo di secondo grado, che unisce due aree molto differenti dal punto di vista della storicità culturale ed identitaria», spiega Daniele Marchetti: «I comuni di Castel San Pietro Terme, Medicina e Castel Guelfo (esclusi dal referendum, ndr) sono molto più orientati verso il bolognese, anche dal punto di vista dei trasporti, mentre l’area imolese gode di identità pienamente romagnola».

Secondo il consigliere regionale, la scelta di un’autonomia della Romagna, «Ci salverebbe anche dalla città metropolitana, che sta spostando una serie di servizi nel bolognese. Esempio lampante va fatto sul sistema sanitario, la cui piena integrazione dei servizi sta spostando importanti risorse dal nostro territorio alla città metropolitana, basti pensare al reparto di chirurgia pediatrica. E consentirebbe al territorio di mantenere il proprio residuo fiscale». Avviare tale procedimento consultivo, «permetterebbe inoltre al presidente Bonaccini, che solo a parole e senza ascoltare i cittadini, si è espresso su un’autonomia regionale e ha descritto la proposta di referendum consultivo come uno spreco inutile di denaro, di aver maggior peso nella contrattazione relativa all’ottenimento di tale autonomia», conclude Marchetti.

I consiglieri della Lega nord chiedono un secondo referendum consultivo, dopo quello che invita gli elettori emiliano-romagnoli ad esprimersi su una maggiore autonomia regionale, questa volta indirizzato ai soli elettori delle province di Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e di alcuni comuni del Circondario imolese (Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel del Rio, Dozza, Fontanelice, Imola e Mordano). Lo scopo è quello di invitare i cittadini ad esprimere il proprio voto sulla costituzione di una ‘entità regionale autonoma denominata Regione Romagna, con propria Assemblea regionale e un proprio governatore, senza ulteriori costi per la finanza pubblica’. Come risponderebbero gli imolesi? «Una proposta che non avrebbe alcun senso», afferma Massimo Manoni, «L’Emilia-Romagna è una regione storicamente unita e sono proprio le differenze territoriali e culturali a darle una sua identità. Le diversità stimolano al confronto e sono ciò che arricchisce la nostra regione». Anche Nicolò Romano sarebbe «assolutamente contrario all’autonomia. Penso che una doppia carica di presidente regionale porterebbe solo confusione», e aggiunge: «L’unica vera differenza che riconosco fra emiliani e romagnoli è nella cadenza dialettale».

Come lui, anche Barbara Regazzi voterebbe sicuramente no alla proposta di un’autonomia romagnola. C’è, però, anche qualcuno che non la pensa allo stesso modo: «Trovo molte differenze fra l’Emilia e la Romagna e sarei favorevole a una maggiore autonomia», afferma il romagnolo doc Giuseppe Zanelli: «Le diversità sono culturali, nei costumi, nelle tradizioni e anche nei dialetti». Stefania Nonni è faentina e ha qualche dubbio nel definire romagnoli gli imolesi, ma non vorrebbe in alcun modo una divisione all’interno dell’Emilia-Romagna: «Tutte le regioni d’Italia hanno al loro interno territori e aspetti culturali differenti, è proprio questo che le rende tali - e conclude - non siamo nemmeno la sola ad avere un doppio nome». Contrario all’autonomia della Romagna è anche Bruno Brusa: «Non vorrei dividere in alcun mondo l’Emilia-Romagna, che ritengo una regione ben amministrata. Sono fiero di essere romagnolo e allo stesso tempo di abitare una regione che trova il suo punto di forza nelle proprie diversità».