L’addio di Roi a Imola: "Idee diverse con il sindaco sul problema sicurezza"

"In situazioni simili è bene prevalga l’opinione del primo cittadino". Ora, infatti, la Sangiorgi si è assunta le deleghe

Ezio Roi si è dimesso: l’ormai ex assessore alla Sicurezza ha lasciato per divergenze con la sindaca Sangiorgi

Ezio Roi si è dimesso: l’ormai ex assessore alla Sicurezza ha lasciato per divergenze con la sindaca Sangiorgi

Imola, 4 dicembre 2018 -  "La mia strategia, per affrontare il tema sicurezza, era di impatto. Ma se devo essere di intralcio, preferisco togliermi di mezzo. Non voglio logorare né la sindaca né la Giunta. E resto nel Movimento 5 stelle: è l’unico che può cambiare le cose in questo Paese». Così parla Ezio Roi, che dalle 10.30 di ieri mattina non è più assessore comunale alla Sicurezza. L’ex pretore, già candidato al Senato nelle file dei pentastellati alle ultime elezioni politiche, si è dimesso prima che la sindaca Manuela Sangiorgi lo rimuovesse dall’incarico. Confermando così una volontà, quella di abbandonare la Giunta nella quale era entrato a luglio, già manifestata (non in maniera pubblica) a inizio ottobre. Detto di un rapporto tra la prima cittadina e l’assessore mai decollato, e di alcune esternazioni su Facebook che hanno indispettito la Sangiorgi, Roi fa risalire l’origine dei problemi a una lettera che lui stesso a settembre ha spedito a carabinieri, polizia e municipale all’indomani di un sopralluogo notturno per le vie delle città.

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«L’ho fatto perché ho ricevuto numerosissime denunce dai cittadini – spiega l’ormai ex assessore alla Sicurezza –. E mi sono accorto che la situazione era fuori controllo. Ho sollecitato le forze dell’ordine, che però per tutta risposta sono andate dalla sindaca a lamentarsi. Lei ci è rimasta malissimo, voleva portare avanti un altro tipo di azione. E se non condivide la mia strategia, ne prendo atto». Da settimane, però, Roi è sotto attacco dell’opposizione: non tanto del Pd, che fa evidentemente fatica a definire insicura la città nella quale ha governato fino a pochi mesi fa; quanto di quella Lega che a Roma governa con il M5s e in città, dai banchi della minoranza, ha chiesto a più riprese la testa dell’ormai ex assessore. Ma per i motivi opposti: secondo il Carroccio, infatti, quella di Roi in materia di sicurezza non era un’azione troppo energica, bensì scarsamente incisiva.

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«La Lega ha assunto un compito che non dovrebbe essere suo – replica l’ex assessore in riferimento al pungolo dei consiglieri comunali Simone Carapia e Daniele Marchetti e del segretario Marco Casalini, particolarmente sensibili a un tema sempre caldo per il loro partito –. E mi hanno offeso pesantemente perché venivo dalla sinistra e dal movimento studentesco. Mi hanno dato addosso in maniera impropria». Uno dei temi, ora, è capire quali conseguenze potrà avere l’addio di Roi all’interno del M5S imolese. E in particolare tra i banchi della compagine che dà vita alla maggioranza monocolore in Consiglio comunale. Nei giorni scorsi, infatti, l’ex capogruppo Fabrizio Favilli aveva difeso platealmente l’operato di Roi.

«Ora nessuno metta più in discussione Ezio», era l’auspicio espresso sabato scorso da Favilli, dopo che due giorni prima l’assemblea degli attivi (non coincidente però con il gruppo consiliare) aveva sostenuto, con 17 voti favorevoli, 2 astenuti e zero contrari, la linea dell’ex assessore. «Resto nel M5s e non c’è nessuna spaccatura – assicura Roi –. Credo che la maturazione politica avvenga attraverso lo scontro, non l’adulazione. Bisogna dircele di tutti i colori, scontrandoci». Nel frattempo, tutti si chiedono chi sarà chiamato dalla Sangiorgi a sostituire l’ex assessore che, oltre alla Sicurezza e alla Legalità, aveva altre deleghe importanti come quelle al Centro storico e alle Frazioni. «Il mio consiglio a chi verrà dopo? Farsi dare un ufficio vicino a quello della sindaca per avere un rapporto quotidiano con lei e la Giunta – è la brillante risposta di Roi –. Forse, se lo avessi avuto io, tutto questo si sarebbe potuto evitare. Non l’ho coltivato perché non volevo essere un peso, ma mi sono sbagliato».