Sangiorgi, cartellino rosso dai Cinque stelle

I grillini imolesi: "Abbiamo ricevuto la notifica dell’espulsione. Nell’ultima seduta dell’Aula affronteremo tutti i temi rimasti sul tavolo"

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Imola, 12 novembre 2019 - L’epilogo, inevitabile, alla fine è arrivato: la sindaca dimissionaria Manuela Sangiorgi è fuori dal M5s. Lo hanno confermato ieri sera su Facebook gli stessi grillini imolesi, spiegando di «aver ricevuto notifica dell’avvenuta espulsione». Detto che l’ormai ex prima cittadina, il cui passo indietro sarà però effettivo solo dal 18 novembre (e fino ad allora può essere revocato), già nei giorni scorsi aveva affermato di non riconoscersi più nel M5s («E’ morto con Gianroberto Casaleggio»), l’attenzione si sposta adesso su quel che resta del Movimento imolese.

«Nessuno dallo staff nazionale ha chiesto né ora né mai di prendere particolari posizioni politiche su alcuna mozione o delibera, decisioni in capo alla Giunta e ai consiglieri comunali», hanno ribadito sempre ieri dalla maggioranza guardando all’ultima delicatissima seduta in Aula prevista per domani.

«Facciamo nuovamente appello – hanno aggiunto – affinché ogni mozione e ogni delibera vengano calendarizzate e votate dai consiglieri nell’esclusivo interesse dei cittadini». In altre parole, spiegano i 5 stelle, «chiediamo quindi che sia il Rue sia la mozione riguardante il ritiro della delibera concernente l’atto di indirizzo verso Area Blu per il complesso Ruggi (quest’ultima presentata dalla stessa maggioranza, ndr) siano inserite nell’Ordine del giorno».

Tornando alla Sangiorgi, e al suo rapporto con il M5s, si chiude così nella maniera più drammatica un rapporto durato oltre sei anni. Nella primavera del 2013, infatti, la sindaca dimissionaria era stata candidata al Consiglio comunale (l’aspirante primo cittadino all’epoca era Claudio Frati), nel quale entrò a maggio di quell’anno.

A marzo 2018, al termine di un testa a testa con Patrik Cavina (divenuto poi vicesindaco), era arrivata l’agognata candidatura per la fascia tricolore. Il resto è storia nota. L’insperata vittoria al ballottaggio, per la quale si rivelarono decisivi i voti del centrodestra.

Un mandato partito sotto i migliori auspici, con una maggioranza monocolore e all’apparenza granitica. Verso fine anno, dopo che già in autunno erano iniziati i primi scricchiolii, tutto inizia però a crollare. Prima le dimissioni dell’ex assessore alla Sicurezza, Ezio Roi, uno dei simboli del M5s imolese, da tempo ai ferri corti con la Sangiorgi, che infatti stava per cacciarlo. Poi l’addio della livornese Ina Dhimgjini e l’esplosione del caso Andrea Longhi, arrivato per sostituire proprio Roi, ma finito sotto i colpi del fuoco amico, con i probiviri del Movimento indispettiti per una vecchia condanna del neo assessore.

E ancora il commiato di Rosa Lucente, entrata in Giunta al posto della Dhimgjini ma non in linea con il codice etico del Movimento. In mezzo, a lacerare definitivamente il rapporto tra la Sangiorgi e il M5s, il defenestramento di un altro assessore, Maurizio Lelli, pure lui fedelissimo del Movimento.

Da lì l’ultimatum di una parte della maggioranza pentastellata, la conseguente rottura tra la sindaca e i sei consiglieri comunali del M5s dissidenti, con tanto di dimissioni annunciate e subito ritirate dalla prima cittadina su Facebook. Infine, quando la situazione era però irrecuperabile ormai da tempo, anche l’uscita di scena dell’ex assessore Massimiliano Minorchio.

Da dove ripartirà adesso il M5s? Dal capo della fronda anti-Sangiorgi, Fabrizio Favilli; dal ritorno del leader storico del Movimento imolese, Gabriele Betti, che negli ultimi tempi si era defilato. E poi dagli ex assessori Lelli e Roi, ma anche dai tre ancora in Giunta: Claudio Frati, Claudia Resta e Cavina, con quest’ultimo in pole per la candidatura a sindaco del M5s nel 2020.