Osteria Grande (Bologna), 11 novembre 2012 - TOH, c’è un lupo in via Emilia. Chissà se l’hanno capito anche gli altri automobilisti che, ieri pomeriggio, stavano percorrendo la via Emilia a Osteria Grande, poco prima delle 16. Nulla a che fare con quanto successo un anno fa, quando un giovane esemplare fu trovato morto in un fossato tra Osteria Grande e Maggio, investito da un’auto perché intontito da un avvelenamento.

Stavolta il lupo era vivo e vegeto. Anzi, «annusava la riga di mezzeria della strada», racconta Francesco Zacchiroli che l’ha avvistato all’altezza dell’incrocio per Palesio, al Ponte. «Stavo andando verso San Lazzaro quando, poco dopo la chiesa, l’ho visto — continua l’automobilista —. Sono più che certo fosse un lupo. Era grigio, con il pelo folto e le orecchie a punta, senza collare. Magro, ma adulto, si capiva bene. Non era ferito». Zacchiroli e gli altri automobilisti hanno rallentato la marcia, «ma non sembrava minimamente impensierito dall’uomo».
 

«NULLA di più facile che fosse davvero un lupo», conferma Domenico Errani di Federcaccia. «Tempo due anni e troveremo lupi anche a Ferrara — continua l’esperto che nella Vallata del Santerno monitora da anni diversi esemplari con delle videotrappole —. Si stanno riproducendo molto bene e gli esemplari giovani, per cercare nuovi territori non occupati da altre coppie, sono costretti a colonizzare la pianura. Non ce la faranno ad attraversare il Po, ma arriveranno alle porte del Veneto molto presto». I problemi però potrebbero essere vicini. La proliferazione indisturbata della specie che, fino a qualche anno fa, era data per spacciata sull’Appennino, potrebbe creare situazioni poco piacevoli.

«Di aggressioni non ce ne sono ancora state, ma il fatto che si stanno abituando all’uomo non va sottovalutato — confessa Errani —. Il pericolo c’è quando ci si avvicina alle tane con i cuccioli. Ma dove sono le tane? In terreni pianeggianti basta un casolare diroccato o anche solo un mucchio di radici non bruciate in campo a creare un nascondiglio. Se anche solo si salvano tre o quattro esemplari per cucciolata, considerando la cinquantina di coppie avvistate nel Bolognese è chiaro che il numero diventa un contingente». Per Errani «qualcuno deve assumersi la responsabilità di dire alla gente che l’Appennino non è il regno di Walt Disney in alcuni mesi dell’anno. Io — conclude — i miei figli non li porto a fare scampagnate a maggio o giugno, in piena riproduzione di lupi e ungulati».
 

Cristina Degliesposti