Imola, la voce tutto carisma di Kurt Elling

Al teatro Stignani venerdì 20 aprile, è in programma l’esecuzione dell’ultimo e recentissimo ‘The questions’

Kurt Elling dominerà stasera il palco del teatro Stignani

Kurt Elling dominerà stasera il palco del teatro Stignani

Imola, 20 aprile 2018 - FRAMMENTI canori che intessono una storia di luci e di ombre. Proprietà privata di Kurt Elling, la voce maschile che si libra più in alto per quanto riguarda il canto jazz di inizio millennio. Empatia con i fan, swing vellutato, straordinarie doti vocali, un successo planetario scandito dai riconoscimenti congiunti di DownBeat e Jazz Times, stasera dalle 21.15 il chicagoano è alla guida di un quintetto paritetico al Teatro Stignani per Crossroads. Genetica pop-rock rimodulata sul jazz, innovazione geniale, in qualche modo compensa l’assenza quasi costante delle grandi voci maschili degli ultimi decenni.

Kurt, prima della sua provvidenziale irruzione sulla scena il jazz vocale divaricava l’attenzione sempre più verso la musica pop piuttosto che bop, è d’accordo?

«Devo voltarmi indietro per vedere quali dischi venivano registrati in quel momento. Ma ho bene a mente che la fonte era fortemente popolare, affidata ai giovani leoni della tradizione sbarcati nel jazz un attimo prima che ci finissi a mia volta per trasmettere la mia visione delle cose».

Quando ha iniziato, che situazione ha trovato? Ha dovuto fare delle scelte?

«Avevo così tanto da lavorare sia come band leader che come produttore che tutto quello a cui puntavo era andare avanti senza incepparmi».

Figuravano pochissimi cantanti sulla scena che tentavano di fare dello scat, dunque lei ha portato qualcosa di nuovo e di piacevole per il pubblico.

«Sì, quando ne sono stato capace. Limitandomi nel prosieguo a fare non più di due scatting a set».

Ritiene sia stato Pops (Louis Armstrong) a indicare la strada a tutti i cantanti jazz?

«Certo è che li ha fatti evolvere sebbene non tutti abbiano tratto profitto dalle sue proverbiali galoppate nell’inedito. Molti giovani sono attenti al passato, mentre io intendo far loro conoscere il meglio di allora assieme alla produzione eletta del presente».

“April in Paris”, “My Foolish Heart”, “Close Your Eyes”, “Easy Living”, “Nature Boy”, brani che nelle sue esecuzioni hanno riguadagnato una nuova verve...

«È proprio sicuro che la mia influenza sia stata così forte? Io non ne sono convinto».

Chi tra Mark Murphy e Jon Hendricks ha determinato di più le caratteristiche della sua formazione musicale e vocale?

«Per la tecnica vocale forse Mark, per tutto il resto Hendricks».

Si sente più un interprete o un compositore che canta se stesso?

«La mia intenzione è sempre stata quella d’interpretare quello che m’ero cucito addosso, indipendentemente dal fatto che fosse qualcosa di preesistente o di nuovo di zecca».

Che cosa suonerete a Imola?

«Proporremo buona parte del recentissimo album The Questions, nient’altro che l’arte della sfida personale, politica, globale, spirituale ed esistenziale dei nostri giovani. Con annesse le speranze e le aspirazioni per il futuro».