Imola (Bologna), 24 maggio 2014 - L’Europa dei teatri lirici. Una delizia per i melomani come Luca Rebeggiani, il direttore dell’Ebe Stignani in continuo tour fra Londra, Parigi e Montecarlo, Madrid e Barcellona, Zurigo, Vienna, Monaco e Berlino, Bruxelles e Amsterdam. Un volo possibilmente low cost, e Rebeggiani parte con la sua passione per Wagner e Puccini. In genere parte solo: "Mi godo le città". E sempre con la ‘regola dei tre elementi’: "Titolo, cantante, regista, orchestra, città: non parto se, fra questi elementi, a convincermi sono solo due".

I tris fioccano e lui confessa: "Lo scorso anno sono arrivato a una decina di weekend operistici. Nella trasferta più delirante ho totalizzato sei opere in sei giorni, una stagione in una settimana: lunedì Anversa, martedì Bruxelles, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato Londra". Ma sia chiaro: "Non sono trasferte di lavoro, sono ferie con la mia carta di credito. Mi siedo in platea e penso: adesso lo spettacolo è affare degli altri".

Il numero uno dello Stignani vola senza pentimenti oltre confine: "Dal punto di vista musicale, l’Italia sta segnando il passo rispetto al resto dell’Europa e ha il pubblico più tradizionalista. Non è come fino ai primi anni Ottanta, quando i cantanti non facevano grandi carriere a prescindere dalla Scala". E va a rigenerarsi nelle capitali della sperimentazione. Il vero amore è Londra: "E’ l’ombelico del mondo, una città meravigliosa per opera, danza, teatro; per le librerie e la vita teatrale". Rebeggiani è di casa al Coliseum ("La struttura più bella, con quella romanità vista dagli inglesi di fine Ottocento") e al prestigioso Covent Garden dove il pubblico è meno datato, ma i giovani sono cinquantenni. "Anche all’estero il pubblico dell’opera è anziano, ma più aperto alle novità registiche. Da noi invece l’opera è ancora canto e musica, non teatro", osserva. Il suo sentire è all’opposto: "Non mi muoverei mai per un’opera in concerto; non amo la musica, amo il teatro che sia di prosa, di musica o di danza".
DOPO Londra, nel cuore c’è Amsterdam. "Basta prendere la bici e sei in riva al Mare del Nord", si illumina il turista della lirica. E registra: "In Olanda il pubblico dell’opera è il più casual, ho visto infradito e braghe corte. I più formali sono gli austriaci, a Salisburgo vanno a teatro in costume tradizionale". Salisburgo vince anche il record dei biglietti più cari: "Fino a 500 euro a sera, e non te la cavi mai con meno di 200. In Europa c’è però un range di posti molto ampio, mentre alla Scala l’80% dei biglietti è da 200 euro e un abbonamento arriva a 2mila. Impensabile".

Rebeggiani va a curiosare a tutto campo: dall’Opéra di Parigi alla Monnaie di Bruxelles, dal Real di Madrid e al Liceu sulla Rambla di Barcellona, fino all’Unter den Linden di Berlino. E tira somme generazionali: "All’estero chi lavora nei teatri è molto giovane; il direttore del Covent Garden, Kasper Holten, è nato nel ‘73. In Italia non c’è invece ricambio. Ero il direttore più giovane quando, a 30 anni, ho iniziato a Trieste e il bello è che quasi lo sono ancora, a 51 anni e con colleghi settantenni". Nuova generazione e nuove idee. Come l’idea lanciata allo Stopera di Amsterdam per ‘Così fan tutte’ di Mozart: "Ai single i biglietti venivano distribuiti a sorpresa per creare un gioco delle coppie ispirato alla trama dell’opera. Ci si ritrovava accanto a uno sconosciuto compagno, uomo o donna, e a me è capitata una simpatica signora sessantenne".

Lidia Golinelli