Jacopo Campoli torna dall’Argentina con l’oro: "Così ho portato Imola sul tetto del mondo"

Il campione di pattinaggio artistico in coppia a diciotto anni: "Per vincere servono sacrifici e rinunce, ma poi la gioia è enorme"

Imola, 3 novembre 2022 - Jacopo Campoli, punto di riferimento dell’Imola Roller del presidente Fausto Ravaldi, è già in vetta al mondo, a soli 18 anni. Il giovane studente, infatti, ha conquistato il campionato mondiale di pattinaggio artistico in figura in Argentina, a Buenos Aires, nella specialità coppia. Al suo fianco c’era Matilde Caputo, 15enne di Crevalcore, l’altra metà della coppia sportiva vincente.

Jacopo, che effetto fa raggiungere un traguardo così importante quando si è ancora così giovani?

"È uno stimolo per impegnarsi a fare ancora meglio nel futuro, restando però con i piedi per terra".

Lei ha 18 anni. Proseguirà con gli studi o abbandonerà la formazione per dedicarsi interamente allo sport?

"Assolutamente no. Andrò avanti a studiare senza ombra di dubbio. Frequento il liceo delle scienze applicate all’Alberghetti e il prossimo traguardo è quello della maturità. Poi penserò all’Università".

Cosa le piacerebbe fare?

"Medicina o odontoiatria, ma non ho ancora le idee chiare. Anche in questo caso, come nello sport, prima di fare una scelta occorre tanta consapevolezza. Quindi, mi prenderò i prossimi mesi per decidere cosa voglio fare da ’grande’".

Lei è appena tornato dall’Argentina (abbiamo contattato Jacopo appena sceso dall’aereo ndr). E’ pronto a tornare in classe dai suoi compagni come se nulla fosse accaduto?

"Ma certamente sì. Non c’è alcun motivo per sentirsi diversi e, poi, la strada è ancora lunga".

Cosa consiglierebbe a un amico che vuole avere successo nello sport?

"Di avere tanta costanza e di essere pronto al sacrificio. Altrimenti raggiungere un traguardo importante diventa impossibile".

Insomma, le vittorie facili, nello sport come nella vita, non esistono...

"Per niente. E, a volte, nemmeno l’impegno totale può essere sufficiente perché, all’ottima preparazione fisica, occorre affiancare una condizione mentale eccellente".

Le gambe, quindi, non bastano. Serve soprattutto la testa...

"Direi proprio di sì e, spesso, l’emozione può giocare brutti scherzi".

Ma a lei e Matilde non è successo in Argentina?

"Il giorno della vittoria, ci siamo trovati davanti un pubblico numerosissimo. Sentivamo sulle spalle tantissima responsabilità, ma abbiamo saputo trasformare la tensione in energia positiva e, proprio grazie all’affetto di chi ci stava guardando, abbiamo raggiunto il traguardo".

Matilde abita a Crevalcore, lei a Imola. Come fate a trovare il tempo di allenarvi andando comunque avanti con gli studi?

"Sacrificio, sacrificio e ancora sacrificio. Studio spesso in treno, durante il viaggio per raggiungere la palestra dove mi alleno con lei. Poi, ovviamente, si devono ridurre le uscite con gli amici facendo qualche rinuncia. Sacrifici che, però, poi vengono ripagati. Vorrei ringraziare le allenatrici Annalisa Marelli e Mariarita Zenobi. Il loro aiuto è stato fondamentale, come l’impegno della mia famiglia che mi sostiene fin da quando, a tre anni, ho capito che questo era lo sport giusto per me".

Quando ha conosciuto Matilde?

"Due anni fa. Grazie a questo sport abbiamo scoperto una bellissima amicizia che, ovviamente, continueremo a coltivare. Trascorriamo molto tempo assieme e pensiamo già ai prossimi obiettivi. Dalla prossima stagione, infatti, accederemo alla categoria senior dove ci sono tanti sportivi molto più avanti di noi. È da loro che cercheremo di prendere esempio".

Oltre alla medaglia cosa si porta a casa dall’Argentina?

"Una bellissima esperienza culturale. A Buenos Aires abbiamo avuto a che fare con il lusso e con la povertà estrema. Un contrasto così forte che conferma ancora di più quanto nel mondo ci siano tante cose da migliorare".