Handbike, paralizzato dopo un incidente in bicicletta ora pedala verso Tokyo

La storia di Davide Cortini che partecipa al progetto Obiettivo 03 di Alex Zanardi per le Paralimpiadi: "Il mio segreto? Mai mollare"

Davide Cortini con Alex Zanardi alla maratona di Firenze

Davide Cortini con Alex Zanardi alla maratona di Firenze

Imola, 3 gennaio 2019 - Davide Cortini ha avuto sempre la passione della bicicletta e dopo l’incidente che lo ha reso paraplegico non l’ha messa da parte. Anzi. Il 41enne di Sassoleone ha maturato un sogno e lo sta inseguendo: andare alle Paralimpiadi  di Tokyo con l’handbike. E tutto il paese fa il tifo per lui.

E’ passato un anno e mezzo da quel 5 maggio 2017 quando Davide Cortini è finito con la sua mountain bike contro un albero nel bosco rompendosi la spina dorsale. Dopo mesi di ospedale e riabilitazione è tornato a ‘pedalare’ anche se adesso al posto della gambe usa le braccia.  Molta gente si sarebbe arresa dopo il terribile incidente che ha avuto, lei invece no. Anzi... «Ho saputo reagire subito, credo che nella vita non bisogna mai darsi per vinti, non mollare mai. Il primo giorno che sono montato sopra l’handbike ho sentito subito lo stimolo come quando andavo in bicicletta prima, per questo mi è piaciuto immediatamente questo sport».  Non è tanto tempo che lo pratica, ma all’orizzonte ci sono gia le Paralimpiadi di Tokyo. «Sono giunto quarto alla maratona di Firenze in 1h 27’ e al traguardo c’era Alex Zanardi che mi aspettava con l’ombrello visto che diluviava. Mi ricordo che al quindicesimo chilometro ho dovuto buttare via gli occhiali perché non ci vedevo più dall’acqua. Sono contento di fare parte del progetto Obiettivo 03 di Zanardi finalizzato a portare tre atleti a Tokyo. Naturalmente c’è ancora molta strada da fare e devo migliorare, però ce la metterò tutta per arrivare al traguardo».  Quante volte si allena alla settimana? «Tre volte con l’handbike e altre due volte fra piscina e palestra. Sono tesserato con Appennino Bike, un gruppo di ragazzi che mi aiuta molto nella preparazione e negli spostamenti quotidiani».  Lei è sempre stato un appassionato di sport e della bicicletta in particolare, ma imparare ad andare con l’handbike non deve essere stato semplice.. «Infatti non lo è stato anche perché invece di pedalare con le gambe si utilizzano le braccia e quindi si sforzano ben altri muscoli. Poi dopo l’incidente il metabolismo si deve riabituare, però io ho la fortuna che non mi stanco mai». Alla base di tutto c’è solo la passione o anche altro? «La passione è la passione ed è basilare. E dedicarsi a uno sport serve pure a tenere impegnata la testa. Ma prima di tutto c’è la famiglia: ho la mia compagnia Valentina e due figli piccoli. Loro mi danno una forza speciale e uno stimolo continuo, oltre al fatto che devo essere da esempio per i miei figli. Non posso certo lasciarmi andare dopo quello che mi è successo, nella vita ci possono essere disgrazie e tanti ostacoli da superare, sempre. Non solo restare su una carozzina, in ogni caso bisogna reagire e non darsi per vinti, è importante affrontare le avversità in modo positivo e costruttivo, magari con il sorriso». E ci sono anche gli amici...  «Ho avuto e ho molti amici, con loro sono stato sempre disponibile. Prima facevo il muratore e ho dato spesso una mano quando potevo, per esempio a costruire un camino o a fare dei lavoretti. E adesso senza chiedere niente loro danno una mano a me. Se fai del bene, spesso ti torna indietro».