Il "Covid" vero era prima

Guarigione col virologo Camplone. Ora l’Arezzo gioca, diverte e resiste

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di Salvatore Mannino

Mai, almeno nelle ultime stagioni, l’Arezzo aveva aspettato tanto per portare a casa la prima vittoria, in trasferta per giunta, sia pure sul campo di un’Imolese che non è apparsa niente di speciale. O forse erano gli amaranto in una serata speciale. Magari, l’ondata del Covid sanitario che ha azzoppato la truppa per le tre giornate in cui è rimasta ferma non è coincisa esattamente con quella del virus morale che aveva trasformato la squadra in un malato da terapia intensiva. Il medico, l’infettivologo, il virologo, si chiama Camplone, l’allenatore che ha preso il posto di un impresentabile Potenza, uno che era esattamente il contrario del nomen omen. Il suo sostituto ha preso in mano un organico che pareva da retrocessione senza se e senza ma e l’ha trasformato in un gruppo di lotta e di governo del quale viene da dire peccato che in classifica resti così indietro, anche se c’è spazio per rimediare, perchè avrebbe potuto pensare a un campionato più ambizioso.

Forse, ci ha messo del suo anche la società (e sarebbe utile sapere chi ha consigliato i dirigenti nelle scelte) che con gli Arini e i Di Paolantonio ha trovato sul mercato degli svincolati le giuste soluzioni per integrare la squadra impresentabile delle prime giornate. Scusate, a proposito di nuovi, ci eravamo dimenticati il portiere Sala, uno che è una sicurezza, uno che para con l’agilità di un gatto.

La sua prima vittoria (un clean-sheet, senza subite gol) però l’Arezzo non l’ha costruita tanto sulle prodezze del portiere quanto su un gioco scintillante, almeno finchè ha retto il fiato, che l’ha visto mettere sotto gli imolesi nel primo tempo e poi ripartire nel secondo, come nel raddoppio di Cutolo: palla veloce sulla sinistra da Belloni a Pesenti, passaggio al centro ad Aniello il Funambolo che, approfittando anche della marcatura lasca, ha sfondato la rete in diagonale da par suo.

Il vantaggio di Belloni nel primo tempo era stato altrettanto bello, sia pure un po’ più casuale, visto che l’esterno-fantasista ha approfittato di una palla vagante spinta dentro con un colpo di classe, un pallonetto che ha preso il giro giusto fino al sette. E non è stato un fulmine a ciel sereno, perchè già nei primi venti minuti l’Arezzo aveva sciorinato gioco di qualità, arioso, ampio, con continui cambi di campo e affondi sulla fascia. In particolare a centrocampo questa è un’altra squadra, trainata da un Di Paolantonio che vede il gioco come pochi e sa anche recuperare palloni. Bene Bortoletti, bene Benucci in fascia, bene la difesa che più coperta ha acquistato concentrazione anche in chi come Baldan aveva destato molte perplessità. Funziona con lui l’altro centrale Kodr.

Da sottolineare la prova del centravanti ragazzino Zuppel, uno che sa tenere palla e far salire la squadra, oltre a creare pericoli. Non da meno il titolare Pesenti che l’ha sostituito con ancora le tossine del Covid ma non se ne è accorto nessuno.

Si temeva per la tenuta alla distanza, come a Mantova, ma l’Arezzo ha retto alla grande fino in fondo, con qualche affanno ma anche con contropiedi fulminanti pure nel finale. La riprova che a Mantova i due rigori (rigoricchi e ingenui) avevano fatto la differenza. La condizione post-Covid adesso non può che migliorare. Sarà un tour de force ma se la truppa è questa non è affatto detto che non ci resti che piangere.