Il grande trionfo di Inzaghi

Leo Turrini

Quando fra cinquant’anni qualcuno si prenderà la briga di scrivere la storia del calcio italiano a ridosso del terzo decennio del nuovo millennio, beh, forse dovrà dedicare un capitolo ad un certo Simone Inzaghi! Chiamato a sedere sulla panchina dell’Inter in un momento francamente delicato, dopo l’addio di Antonio Conte e in concomitanza con la perdita di tre campioni come Lukaku, Hakimi ed Eriksen, è riuscito a vincere la più difficile delle scommesse.

Beninteso, è molto probabile che il trofeo più importante, lo scudetto, finisca sull’altra sponda di Milano. Ma adesso che l’Inter, dopo la Supercoppa di gennaio, ha alzato anche la Coppa Italia, qui e ora è giusto riconoscere al fratello del più famoso Pippo i meriti che gli spettano.

Nello scorso agosto, proprio in ragione delle vicissitudini che la Beneamata aveva affrontato in sede di mercato, tutti gli allibratori dubitavano persino che gli orfani di Conte potessero meritare un posto in Champions.

Con il suo lavoro e con il suo equilibrio, ha mantenuto l’Inter in altissima quota. E la cosa buffa è questa: la sera prima dell’annuncio che sarebbe stato lui a guidare i nerazzurri, proprio Allegri aveva detto sì alla proposta di Marotta. Era tutto pronto per l’ufficializzazione, ma all’alba il Conte Max fece sapere che la proposta di Andrea Agnelli lo convinceva di più. La vita è un pallone. Rotola, rotola, rotola e poi finisce in porta. Simone Inzaghi, che non a caso era un bomber, la porta (interista) l’ha saputa inquadrare.

Complimenti a lui.