Mondiali ciclismo 2020 Imola, vince Alaphilippe

La prova in linea parla francese. Damiano Caruso, decimo, è il primo degli azzurri

Mondiali di ciclismo, Julian Alaphilippe esulta all'autodromo di Imola

Mondiali di ciclismo, Julian Alaphilippe esulta all'autodromo di Imola

Imola, 27 settembre 2020 - Ben 5000 metri di dislivello, temperatura crollata, percorso tecnico adatto a uomini esperti e furbi e insidie nascoste dietro ogni salita. E’ questo il duro Mondiale di Ciclismo disegnato a Imola che oggi ha visto il suo culmine con la prova in linea per professionisti ma che in questi giorni ha insegnato al mondo che l’Emilia Romagna non è solo mare e spiagge ma ha anche tantissime bellezze, castelli e salite impegnative.

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E da non dimenticare, mostrare anche il coraggio e le capacità di questa regione e della Comunication Clinic, capace di candidarsi al volo e organizzare un grande mondiale in 20 giorni.

Un mondiale che oggi parla francese con il successo di Julien Alaphilippe che sull’ultima ascesa al Gallisterna è partito forte, ha resistito all’attacco e poi all’inseguimento dei migliori andando a scrivere il suo nome nel libro iridato. Com’è stato ieri per la prova delle donne, anche lui ha scelto quell’asperità per disegnare il successo, consapevole che sarebbero bastati 10” di vantaggio per poter poi vestire l’iride.

Una medaglia d’oro in linea che la Francia aspetta dal 1997 di Laurent Brochard a San Sebastian. Il D’Artagnan ha dunque fatto suonare la Marsigliese al Mondiale, centrando questo importante successo dopo aver preso parte al Tour de France da protagonista, con continue fughe ma con un curriculum nel quale figurano la Milano – Sanremo vinta nel 2019 e 2° nel 2020, due volte la Freccia Vallone, tappe alla Vuelta e al Tour.

Ci credeva anche il Belgio con Van Aert che però non è riuscito a star dietro al francese ed ha sbagliato tattica la Slovenia facendo partire troppo presto Pogacar con una fuga di 28 km. Non si recriminano nulla gli azzurri con Damiano Caruso al 10° posto.

“E’ stata una prova molto dura – ha detto – ci siamo parlati nel finale ma il ritmo era tenuto alto ed era difficile fare la differenza. Siamo arrivati stremati alla fine. Abbiamo cercato di fare il possibile. Certo, chi esce dal Tour ha qualcosa in più che fa la differenza. E’ stato comunque un bel mondiale”.

“Sapevo che l’ultima salita era per me la meno adatta – ha aggiunto Nibali – mi sono mosso prima ma la situazione non si è sbloccata e successivamente si è rimescolato tutto. Il ritmo è sempre stato alto e non c’era spazio per provare da lontano a fare la differenza. Fino a 10 giorni fa non stavo bene e questo mondiale per me era un punto interrogativo”

Il pubblico

E nonostante l'arrivo del freddo, sulle strade e soprattutto sulle salite, erano davvero tante le persone ad aspettare e accompagnare il passaggio dei ciclisti, dai fans club come l’immancabile gruppo di Marco Pantani alle bandiere delle diverse nazioni in corsa, e i camper parcheggiati da giorni come quello dei fans di Van Avermat, posizionato fin da martedì.

E poi le bellissime scritte sull’asfalto che per tanto tempo saranno testimoni di questo storico mondiale e tanti i tricolori sventolanti. Sono questi, infatti, i luoghi da sempre preferiti dagli appassionati delle due ruote, che amano essere vicini ai loro beniamini per accompagnarli nello sforzo con il loro incitamento e, tra, un giro e l’altro, mostrare la faccia bella del tifo ciclistico fatto anche di amicizia tra gruppi diversi, salsicce alla brace e collaborazione reciproca.

Un grande serpentone colorato di persone e di bandiere che dall’uscita dell’Autodromo accompagna i ciclisti lungo le salite, le difficoltà, li applaude e li riconsegna al circuito di Formula 1.

La corsa

Sono 177 i corridori sulla linea di partenza, rappresentanti ben 43 nazioni a caccia dell’iride tra le quali, gli azzurri che, giocando in casa, hanno una motivazione in più per andare a caccia del successo snocciolando i 258 km della corsa: Andrea Bagioli, Alberto Bettiol, Gianluca Brambilla, Damiano Caruso, Fausto Masnada, Vincenzo Nibali, Diego Ulissi, Giovanni Visconti.

Gli azzurri gareggiano oggi con un piccolo fiocco nero sull’ammiraglia, per dedicare un pensiero alle tante vittime della pandemia. Non partito, invece, il kazako Lutsenko a causa della positività al Covid.

Pronti, via, prende forma la fuga di giornata composta da Jonas Koch (Germania), Torstein Traeen (Norvegia), Marco Friedrich (Austria), Daniil Fominykh (Kazakistan), Yukiya Arashiro (Giappone), Eduard Grosu (Romania), Ulises Castillo (Messico).

Prendono il largo fino a toccare i 7’ di vantaggio dal gruppo quando ancora c’erano 149 km alla fine. Una delle grandi difficoltà oggi è rappresentata dalla strada, stretta, che richiede continui cambi di velocità soprattutto dalla pancia del gruppo in giù. Attorno ai -130 km i fuggitivi perdono la compagnia dell’austriaco Marco Friedrich mentre il plotone è ancora a 6’ di distanza e poco dopo anche il rumeno Eduard Grosu in vista della cima Gallisterna, a circa metà prova iridata.

Al sesto giro del circuito la situazione vede la fuga perdere un altro pezzo, il messicano Castillo, rimanendo dunque in 4 ma con molte difficoltà di tenuta sulle salite e alle spalle il gruppo a 5’.

Il ritmo aumenta, la testa si spacca in due: al comando  Jonas Koch (Germania), Torstein Traeen (Norvegia), più staccati Yukiya Arashiro (Giappone) e Daniil Fominykh (Kazakistan). 

A – 60 km dalla fine, il gruppo è dunque compatto, dando il via ai giochi, a due giri dalla fine. Sulla salita della Galisterna, è il vincitore del Tour de France, lo sloveno Pogacar a dare la prima zampata, prendere il largo e fare grande selezione al gruppo alle spalle, limato a 40 unità.

A 21 km dalla fine a riuscire ad agganciare lo sloveno, a 19” di vantaggio, è soltanto l’olandese Tom Dumulin che però riporta sotto il gruppetto dei migliori. A -21 km ecco lo scatto dell’azzurro Damiano Caruso, rinviene Carapaz con Nibali a ruota, e il ritmo si fa ancor più alto.

Qualche pedalata dopo è appunto lo squalo che cerca la sortita seguito da Van Aert, Carapaz e Uran che pedalano a una manciata di secondi di vantaggio. Ripresi qualche km dopo, è una volpe come Valverde a prendere il comando del gruppo.

Gli azzurri continuano a forzare e fare corsa dura verso l’imbocco della cima Gallisterna tra scatti e riagganci assottigliando ancora il gruppetto. La strada verso la cima vede dunque letteralmente scoppiare la corsa con gli scatti continui dei migliori. E’ Alaphilippe che in cima accelera, saluta tutti e manda in crisi Nibali. Alle sue spalle, sono dunque in 5 al suo inseguimento: Fulgsang, Roglic, Van Aert, Kwiatkowski e Hirschi.

Cerca di mantenere la sua decina di secondi mentre il poker d’assi mena alle sue spalle. Non molla, entra in autodromo con 13” di vantaggio e approfitta del fatto che tra gli inseguitori non c’è accordo. E’ lui a tagliare il traguardo godendosi l’arrivo solitario, regalando alla Francia un grandissimo successo iridato.

Rimane solo da occupare gli atlri due gradini del podio e, con una volata dei 5 nemmeno troppo convinta, ad avere la meglio è Van Aert su Hirschi.

Ordine d'arrivo

1) ALAPHILIPPE Julian km 258.2 in 6:38:34 alla media di 38.869 km/h

2) van AERT Wout (Belgio) +24

3) HIRSCHI Marc (Svizzera) +24

4) KWIATKOWSKI Michal (Polonia) +24

5) FUGLSANG Jakob (Danimarca) +24

6) ROGLIC Primoz (Slovenia) +24

7) MATTHEWS Michael (Australia) +53

8) VALVERDE Alejandro (Spagna) +53

9) SCHACHMANN Maximilian (Germania) +53

10) CARUSO Damiano (Italia) +53

15) NIBALI Vincenzo (Italia) +53