Zin Eddin, un campione più forte dell’età

A quasi sessant’anni ha vinto il titolo italiano e vuole entrare nel Guinness dei Primati: "La famiglia mi aiuta tanto, è alla base di tutto"

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di Mirko Melandri

"Sono felice perché finalmente ho vinto il titolo italiano dopo avere ottenuto quattro medaglie d’argento consecutive".

Il lottatore dell’Usil (Unione Sportiva Imolese Lotta, Marwan Zin Eddin, nato il 9 novembre 1962, descrive il suo stato d’animo in seguito al successo nel campionato italiano nella disciplina delle Mma (mixed martial arts) che si sono disputati a Roma.

"In finale – continua "Mario", come lo chiamano in palestra e non solo – ho trovato uno sfidante fisicamente prestante, proveniente dal pugilato. Abbiamo scambiato qualche colpo e poi mi ha preso per la schiena in una posizione delicata a suo vantaggio. Ma Daniele Castellari, dal mio angolo, mi ha indicato passo dopo passo ciò che dovevo fare. Sono stato lucido ad ascoltarlo uscendo da questa presa per tornare in vantaggio. Poi ho fatto il mio lavoro menandolo sul viso. Il nostro coach Simone Baldi era in contatto a distanza ed è stato prezioso". L’atleta italiano, originario della Siria, che vuole entrare a fare parte del Guinness dei Primati (come lottatore più anziano in attività), si è riscattato mettendo nel dimenticatoio una sconfitta cocente: "All’Imola Cage Fighting stavo dominando i tre rounds, ma ho commesso un errore tecnico negli ultimi 20 secondi e l’avversario ne ha approfittato afferrandomi il braccio. L’arbitro ha fermato l’incontro decretando la mia battuta d’arresto. Ero amareggiato e non vedevo l’ora di arrivare all’italiano".

Zin Eddin non è sazio: "Puntiamo più in alto. Continuiamo il cammino verso la Coppa Italia e il campionato italiano. Saliamo di categoria fino alla cintura viola dove ci sono avversari più preparati. Fisicamente sono pronto per questo passo e penso di essere competitivo anche nella nera".

Il fighter dovrà stare fermo ai box per un certo lasso di tempo: "In maggio mi opero a un ginocchio e speriamo che il recupero sia abbastanza veloce. E’ più di un anno che mi sono rotto il menisco ed è il momento di intervenire".

Con cognizione di causa Mario fa una riflessione sulla lotta: "Chi non conosce questo tipo di combattimento crede che sia violento. Invece tale disciplina, che non è proprio uno sport, che richiede tanti sacrifici, allenamenti, tecniche e rispetto verso gli altri. Noi finiamo gli incontri abbracciandoci. Facciamo i cattivi prima come dimostrazione e sfogo, ma poi stiamo insieme".

La famiglia è fondamentale per Marwan: "Mi aiuta tantissimo. Mia moglie ha tanta pazienza, mia figlia Dalia è un pilastro. Si è laureata in criminologia. Alessandro si sta rafforzando fisicamente e vuole continuare a lottare", conclude il lottatore dell’Usil che si è appassionato anche alle Mma.