Auto elettriche, come ricaricarle

La voce dei lettori

Già nel 1970, allora giovane ingegnere 34enne, su incarico di un primario produttore italiano di batterie al piombo per auto, avevo effettuato uno studio sulle potenzialità di un futuro mercato dell’auto elettrica alternativo all’auto a motore termico. La conclusione della mia accurata indagine era stata che l’auto elettrica era certamente una soluzione realizzabile (e già esisteva da tempo in settori di nicchia, quali, ad esempio, i trasporti funebri, la consegna porta a porta del latte e di certi beni, ecc.). Tuttavia un grosso problema insoluto era che, anche se in “tutte” le stazioni di servizio si fossero sostituite “tutte” le pompe di benzina con altrettante colonnine di ricarica, per fare un pieno di benzina l’automobilista sostava, allora come oggi, diciamo 5 minuti; mentre per un pieno di equivalente energia elettrica utile avrebbe impiegato, diciamo, almeno 3 ore, con la tecnologia di allora. Oggi le moderne batterie ingombrano meno, ma tollerano correnti di ricarica maggiori, e le colonnine a carica rapida impiegano tempi certamente inferiori. Pur tuttavia, una ricarica completa almeno due ore le richiede anche oggi, e le richiederà anche nel 2035 a meno di poco probabili nuove tecnologie. Accetterà l’automobilista medio una sosta così lunga, in autostrada o in qualunque altro posto, per fare il pieno? Una soluzione a quel tempo da me ventilata era quella di non ricaricare la propria batteria presso la stazione di servizio, ma, previa standardizzazione energetica, sostituirla presso la stazione di servizio in 5 minuti con una già ricaricata, non più di proprietà dell’automobilista ma di appositi gestori, pagando solo la differenza di energia tra il reso e il sostituito. Soluzione di gestione complicata ma possibile, almeno tecnicamente, adottata già allora in altri settori.

Giorgio Piccardo