Elogio di Berlusconi

La voce dei lettori

Qualcuno sostiene ancora che Berlusconi sarebbe entrato in politica per tutelare le sue aziende. Può anche essere, ma l’ipotesi mi sembra un po’ azzardata in quanto ci sarebbero stati altri modi, assai meno impegnativi ed incerti, per perseguire questo fine. Sta di fatto che bisognerebbe immaginare la composizione del parlamento italiano ove il Cavaliere non avesse fondato il partito e partecipato, vincendole, alle elezioni politiche. Spazzati via da Tangentopoli i partiti di centro, avremmo avuto presumibilmente un monocolore (o partito unico, che dir si voglia) di matrice postcomunista. Chi sostiene l’ipotesi dell’interesse personale a difesa del suo patrimonio, indubbiamente sottintende che una tale maggioranza non avrebbe consentito la sopravvivenza delle imprese Fininvest in condizioni di mercato. E si può ragionevolmente supporre che anche altre iniziative di informazione e culturali non avrebbero avuto molte opportunità di restare in campo tenuto conto che anche oggi, pur con un assetto politico pluralistico, la scena mediatica è dominata da una élite cosiddetta progressista che fa capo ad editori, direttori ed opinionisti che hanno molta difficoltà ad ammettere visioni del mondo e della società diverse da quelle da loro sostenute. E allora grazie a Berlusconi che, affari o non affari, ha squarciato, in qualche misura, una plumbea cappa di conformismo ed omologazione che rischiava e ancora rischia di toglierci il respiro della libertà.

Enrico Venturoli