Ho letto che al termine di Bologna-Fiorentina un dirigente della Fiorentina (Pradè) si è lamentato dell'eccessiva dimostrazione di entusiasmo dell'allenatore del Bologna (Italiano, ex Fiorentina) per la vittoria della propria squadra nel derby dell'Appennino. Sia l'eccesso di entusiasmo dell'uno che le lamentele dell'altro si sono poi riflettuti in una serie di reazioni più o meno scomposte di tanti tifosi dell'una e dell'altra parte. Approfitto di questo spazio per ricordare il motivo per cui invece sarebbe bene tenere molto bassi i toni e ricordare che il calcio è solo un gioco e che tale dovrebbe rimanere. E che la rivalità calcistica fra uomini di sport dovrebbe riflettersi tutt'al più in qualche scambio di battute divertenti fra tifoserie, soprattutto fra quelle di città che storicamente hanno avuto ben rare occasioni di conflitto. Il motivo a cui mi riferisco risale a un tempo in cui molti tifosi odierni della Fiorentina non erano nemmeno nati: 18 Giugno 1989, pochi mesi prima della caduta del muro di Berlino, quattro sciagurati tifosi della Fiorentina, per motivi demenzial-tribali decidono di restare per sempre nella memoria lanciando una bomba molotov su un treno proveniente da Bologna sul quale viaggiano degli incolpevoli tifosi del Bologna. Un ragazzo di appena 14 anni, Ivan Dall'Olio, rimane ustionato e dopo aver lottato per la sua vita in ospedale per molti giorni avrà per tutta la vita gravi conseguenze di salute per quell'azione miserabile. Rimasi sconvolto dall'evento, forse perché dava l'idea di quanto la vita sia fragile e possa essere sconvolta improvvisamente senza nessuna ragione. Decisi di non andare mai più allo stadio e credo che ancora oggi l'unica cosa da fare per ricordare quell'evento troppo presto dimenticato, sia di invitare Ivan Dall'Olio ad assistere alla partita seduto in mezzo ai sindaci delle due città e fare in modo che la partita sia appunto solo quel che è: una gara sportiva. Le polemiche inutili per un gol in più o in meno è meglio lasciarle a situazioni che non si portano dietro il peso di eventi così tremendi.
Alessio Papini, docente Università di Firenze