La Svezia nella Nato? Meglio di no

La voce dei lettori

Il 4 aprile la Finlandia è entrata nella Nato. Non possiamo escludere che, vinte le resistenze della Turchia, anche la Svezia possa entrare nell’Alleanza Atlantica. Non è una buona notizia per la pace nel mondo. Se un Paese crede nell’armonia dei popoli, non sostiene mai l’uso delle armi, ma garantisce solo i corridoi umanitari. Un tempo aveva un po’ voce in capitolo il polo costituito dai Paesi “non allineati”, che serviva da cuscinetto protettivo contro le superpotenze e le loro armi. Oggi le uniche voci ascoltate sono quelle dei paesi bellici, come, nel caso dell’Europa, la Turchia. Ricordo il tempo in cui la Svezia era esempio di giustizia sociale ed esportatrice di una neutralità attiva. Era il tempo di Olof Palme, il leader assassinato e di cui la Svezia non è stata capace di ricostruire la dolorosa fine. Ai suoi tempi fu incaricato dall’Onu di portare un messaggio di mediazione nella guerra Iran/Iraq e, mentre svolgeva indagini, venne a sapere che industrie belliche svedesi fornivano armi ad entrambi i contendenti. Era un uomo che avrebbe scoperto la verità e questa potrebbe essere stata la ragione della sua triste sorte. Cito questo episodio, perché la neutralità attiva è un bene per l’umanità e l’ingresso nella Nato dei paesi scandinavi toglie al mondo questo fattore di equilibrio. Il 28 febbraio 1986 fu il giorno della morte del grande leader svedese e la sua grandezza è testimoniata dal fatto che la Svezia non è più stata la stessa.

Giorgio Lodo