Salviamo le clarisse di Bologna

Anche se chi frequenta il Santuario del Corpus Domini di Bologna, lo sapeva già da tempo, la notizia ora è ufficiale: dopo 567 anni il monastero delle Clarisse, fondato per obbedienza dalla nobile Caterina de’ Vigri, nota in città come la Santa, sta per chiudere e ciò dovrebbe avvenire ai primi di maggio, tantoché il prossimo 30 aprile il Cardinal Zuppi presiederà presso il Santuario la Messa di ringraziamento e d’addio per le Suore della Santa, che verranno poi dislocate in differenti conventi sparsi per l’Italia. Le monache rimaste in via Tagliapietre sono, infatti, solo quattro, mentre, secondo le nuove direttive di Papa Francesco, per tenere aperto un convento ce ne debbono essere almeno cinque, per cui le Clarisse di Santa Caterina de’ Vigri, che del Monastero del Corpus Domini fu anche la prima Abbadessa, debbono andarsene. A Bologna, lo scoramento è alle stelle e non solo fra i fedeli: la Santa che, come la Madonna di San Luca, fa parte dell’identità del capoluogo emiliano, di cui è pure compatrona, senza le sue Clarisse non sarà, infatti, più la stessa, ma, non tutto è perso, perché chi scrive avrebbe trovato un cavillo legale per fare restare aperto il monastero, dove Santa Caterina de’ Vigri fece molti miracoli anche quando era ancora in vita. A ben pensarci, infatti, basterebbe conteggiare fra le quattro suore rimaste anche la loro fondatrice e così si raggiungerebbe il numero richiesto di cinque. L’idea non è poi così folle, visto che la Santa di Bologna, unica nel suo genere, è presente nel Santuario con il suo corpo incorrotto cioè in carne ed ossa, mentre, seduta su un trono guarda da dietro un vetro chi va a supplicarla. D’altra parte, che la Santa di Bologna sia una presenza viva nel monastero, lo hanno pure testimoniato negli anni i fedeli che sono andati a pregarla.

Maria Alessandra Molza