Se ne va a pochi giorni dal compleanno, Gildo Bugni, classe 1927, abruzzese nato il 2 novembre, vice comandante della divisione Modena. Figlio di antifascisti socialisti, operaio, la sua storia è un vero romanzo epico. Venne arrestato con altri 9 giovani nell'ottobre del '43 dopo l'attentato al comando tedesco in via Dante a Bologna, tutti destinati alla deportazione in Germania. Riuscì a fuggire per intervento di un ufficiale dei carabinieri. Il successivo mese di marzo del '44 venne di nuovo arrestato dai fascisti, riuscendo però ancora fuggire. Ferito nella difesa della Repubblica di Montefiorino nel luglio del '44. Scampato all'eccidio di Cà Berna il 27 settembre 1944, pochi giorni prima del massacro nazista a Marzabotto, il giorno 28 successivo venne catturato dai nazisti e nuovamente destinato alla fucilazione. Si salvò per intercessione di un maresciallo tedesco, fuggendo anche stavolta un mese dopo. Fino alla Liberazione militò nella Brigata Garibaldi "Irma Bandiera". Se ne va così uno degli ultimi partigiani e con lui la preziosa testimonianza di quegli uomini di alta rettitudine morale. Di Ermenegildo restano però intatti l'esempio e le idee di tutta quella generazione che ha anteposto la vita del popolo italiano a quella propria, consapevole del sacrificio che sarebbe servito, oggi dai più dimenticato. Con Gildo resta il rimpianto di non essere riusciti a farlo incontrare con Giglio Mazzi, l'ultimo Gap. Onore a te Gildo, le Resistenza non è ancora terminata.
Alessandro Fontanesi