Presidente della Repubblica, Letta-Renzi contro Salvini. Ma sospettano anche di Conte

Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta (Ansa)

Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta (Ansa)

Roma, 28 gennaio 2022 - Quando il nome di Franco Frattini piomba come candidato della Lega (ma non di FI, quindi di fatto già bocciato…) per il Quirinale, al Nazareno hanno, in apparenza, i motori spenti. Nessuna convocazione dei Grandi elettori prevista. Nessun vertice dei ‘tre amigos’ (Letta-Conte-Speranza) in agenda, ieri. E c’è da capirlo: Conte gioca, pericolosamente, con Salvini e, al Nazareno, hanno un diavolo per capello. Letta ha eletto la sede dem a sua war room da giorni e, dopo una veloce riunione con le due capogruppo, Malpezzi e Serracchiani, mangiata la foglia Frattini, la sua ira tracima.

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"Profondamente irritato", come viene descritto, il segretario del Pd sbotta: "Basta le provocazioni. Il Pd è un partito serio che non si presta a improvvisazioni raffazzonate, tanto più dopo giornate di giravolte e mancanza di chiarezza". Tanto per cambiare, però, in questi giorni il fuoco di sbarramento contro l’ipotesi Frattini (come pure contro altre, da Cassese a Belloni) parte dal nuovo alleato, "l’amico ritrovato" Matteo Renzi. Il leader di Iv, senza nominare Frattini, rilascia una dichiarazione durissima: "L’elezione del Presidente non è un’audizione di X Factor". Renzi ce l’ha con Salvini in particolare, e con chi – come Conte – gli tiene bordone: "Siamo alla follia, da 4 giorni stiamo votando senza una logica".

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Chissà cosa si inventerà, questa mattina, il centrodestra. Certo è che, come tre giorni fa, quando l’asse Renzi-Letta aveva stoppato la candidatura di Frattini, partorita dalla coppia Salvini-Conte, Renzi fa il lavoro sporco. La prima dichiarazione che esce dal Nazareno è fiacca, non pugnace come quelle, fioccate a batteria, di tre giorni fa, che mettevano nel mirino le amicizie ‘filo-russe’ dell’azzurro Frattini. Poi si cambia registro, parla Letta, ma dopo le due capogruppo per ribadire la posizione dei dem. Debora Serracchiani dice: "Siamo tornati al punto di partenza? Abbiamo già espresso le nostre perplessità" (eufemismo). Simona Malpezzi aggiunge: "Salvini continua a lanciare nomi ma non si confronta mai con noi". Il coordinatore dei sindaci dem, Matteo Ricci, osa qualche parola in più: "Bluff o sciatteria politica? Chi voterebbe una proposta che fa cadere il governo e finire la legislatura un minuto dopo?". Ma se il centrodestra resta compatto (455 voti sulla carta) bastano 60 voti dei 5 Stelle per farcela. Certo, se quei voti arrivano da lì, oltre al governo e alla legislatura, salta pure l’alleanza giallorossa. Ma al Pd preferiscono affrontare un guaio per volta. Oggi si vota in aula e il centrosinistra dirà no, a Frattini, se sarà proposto, come pure ad altri nomi che non siano "di alto profilo e super partes".