Luigi Brugnaro: "Meno fisco e burocrazia. Ci vogliono flat tax e uno Stato leggero"

Il sindaco di Venezia è uno dei tre leader della lista Noi moderati con Toti e Lupi. "Ora fino a luglio si lavora per lo Stato. Fermiamo la fuga dei ragazzi dal Sud. È immorale non permettere loro di costruirsi una vita nella terra d’origine"

Luigi Brugnaro

Luigi Brugnaro

"Il fisco eccessivo e oppressivo, la burocrazia dai mille adempimenti ripetitivi, inutili, ossessivi, lo Stato invadente e pervasivo: sono tutto ciò che tiene bloccato l’ascensore sociale per milioni di giovani, che non possono fare impresa o che non vengono assunti perché alle aziende vengono sottratte risorse essenziali per la crescita. Giovani che, soprattutto dal Sud, sono costretti da decenni a lasciare i loro paesi e a non mettere su famiglia, determinando l’impoverimento dei loro territori e il crollo della natalità". È un fiume in piena, Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, imprenditore di successo, leader di Coraggio Italia, uno dei quattro registi della lista dei moderati del centro-destra.

Lo strumento che individuate per invertire questa rotta decennale è la flat tax? Non è una promessa mirabolante?

"La flat tax, sul piano tecnico, si può definire a attuare in vario modo e si può discutere come farla. Ma la flat tax rappresenta l’idea e la visione di uno Stato leggero, di una fiscalità che attrae investimenti e che spinge a intraprendere. Significa certezza della tassazione, semplificazione del sistema, burocrazia ridotta a quello che serve. Con l’eliminazione di quella montagna di adempimenti, controlli centuplicati, sanzioni che distruggono aziende. Significa volere un fisco e una burocrazia semplici che aiutano chi lavora e chi produce".

Non c’è il rischio di dover ridurre servizi ai cittadini o di togliere ai poveri per dare ai ricchi?

"Questa accusa risponde a una visione ideologica del mondo. Mentre la realtà è che oggi, fino a luglio, si lavora per lo Stato. Per uno Stato che ha un’enorme montagna di costi improduttivi. Ed è lì che, ristrutturando la spesa, si possono trovare le coperture per finanziare i tagli fiscali. Pensi che a Venezia in cinque anni ho ridotto il debito di circa 100 milioni di euro, con la cassa che è passata da un rosso di 130 milioni a una liquidità di 140. Solo liberando risorse, d’altra parte, possiamo affrontare le sfide immani che abbiamo di fronte, a cominciare dalla denatalità".

Una sfida epocale.

"Certo, ma che va affrontata con l’obiettivo di costruire da subito politiche, interventi e misure che guardino al presente dei giovani e al futuro dei bambini, di quelli che ci sono e di quelli che non sono neanche nati. Penso a come impedire la fuga dei ragazzi dal Sud, perché è immorale non permettere loro di restare e costruirsi una famiglia nella loro terra: basterebbe cominciare a realizzare dorsali digitali appropriate senza bisogno di far spostare le persone per lavoro. Penso a agevolazioni e servizi adeguati per le mamme e i papà che lavorano. Penso alla telemedicina".

Gli altri suoi cavalli di battaglia, come sindaco di Venezia, sono la sicurezza urbana e le infrastrutture. Valgono anche a livello nazionale?

"Certo. La sicurezza urbana, delle strade e delle case, il decoro delle città sono rilevantissimi per la crescita economica: non parliamo di Stato di polizia, ma di Stato di diritto. Il degrado chiama degrado. Allo stesso modo, non possiamo non avere termovalorizzatori, rigassificatori, alta velocità. A Venezia lo avevo promesso e l’ho fatto, il termovalorizzatore. Così come la nuova pista dell’aeroporto: e quando ho visto in fila con la valigetta tanti che erano contrari, ho detto loro: “Dovreste andare a piedi, voi”. Come accadrà con la Torino-Lione: quanti di quelli che boicottano i cantieri, facendo salire i costi a dismisura, prenderanno un giorno quei treni? Penso tutti. E lo stesso vale per il gas per le famiglie e le fabbriche".

Carlo Calenda e Matteo Renzi sostengono le stesse cose: perché non fare un grande polo tutti insieme?

"Perché si alleeranno con il Pd dopo il voto e non potranno fare mai le cose che sostengono. Vedi il caso di Roma: Calenda è andato da solo, ma al ballottaggio ha scelto Gualtieri. Dunque, fa bei discorsi, ma deve trovare una maggioranza per fare le cose che dice. E una maggioranza con il Pd non riuscirà mai a fare quelle cose. Io sono trasversale: guardo a chi può consentire di realizzare i nostri programmi. E oggi in Italia conviene andare su una maggioranza di centro-destra perché con loro si possono fare le cose che diciamo e che sostengono anche Calenda e Renzi".