{{IMG_SX}}Macerata, 11 giugno 2008 - Lo studio sulla drastica riduzione degli squali nel Mediterranneo 'parla' con accento marchigiano. Infatti, a realizzarlo è stato il ricercatore di Macerata Francesco Ferretti, 31 anni, che attualmente opera con i maggiori atenei del Canada.

 

Ferretti nella sua ricerca 'Il declino degli squali in Mediterraneo', pubblicata dalla rivista scientifica Conservation Biology, parla di una riduzione dei grandi predatori nel Mediterraneo di oltre il 97% in due secoli. Una riduzione avvenuta dall'inizio del secolo scorso fino ad oggi per via di un fattore su tutti: la cosiddetta pesca a strascico che tende a colpire indistintamente tutte le specie presenti sul fondale.

 

La situazione nel Mediterraneo per i grandi squali predatori è ormai critica: su 20 specie analizzate delle oltre 80 presenti, 15 risultano ecologicamente estinte. Inoltre sono 5 le specie a rischio estinzione: verdesca, squalo volpe, squalo martello, smeriglio e mako. La scomparsa dei predatori modificherebbe l'attuale bio-sistema marino che potrebbe provocare degli effetti negativi per i pescatori stessi.

 

"Gli squali - spiega Ferretti - svolgono una funzione di controllo sulle popolazioni di pesci, sia demograficamente che nella disposizione geografica. riescono a mantenere in stato di salute gli altri organismi". L'avventura di Ferretti è iniziata dopo la laurea in Ancona quando si è aperta la possibilità di fare uno scambio culturale di tre mesi in una Università europea o canadese.

 

"Ho mandato una e-mail a Ransom Myers - racconta Ferretti - e lui mi ha risposto che capitavo a pennello perché stavano iniziando uno studio internazionale sulle popolazioni di squali nel mondo. Mi sono trasferito in Canada e così ho iniziato la valutazione insieme ad altri colleghi ed io ero a capo della parte che riguarda il Mediterraneo. Da li' è partito il mio dottorato soprattutto sugli effetti della riduzione degli squali nel Mediterraneo".

 

Secondo quanto raccontato da Ferretti si potrebbe perdere il controllo diretto e indiretto. "Si è visto che da altre parti i pesci scelgono il posto dove vivere in base alla paura che hanno degli squali. La presenza dello squalo fa sì che alcune specie siano distribuite da una parte piuttosto che in un'altra".

 

"E nel Mediterraneo - continua Ferretti - potremmo avere un'esplosione di prede ma anche di granchi, polipi, seppie calamari che essendo abbastanza onnivori mangiano altri compartimenti della catena trofica. Quindi direttamente potremmo avere un aumento di queste prede e poi indirettamente si creerebbe una competizione con altri organismi con una conseguente riorganizzazione dell'ecosistema marino che potrebbe essere nocivo per noi stessi. Praticamente stiamo levando all'ecosistema marino una funzione di tampone verso varie perturbazioni che arrivano dall'esterno, umane e naturali".