Macerata, 28 gennaio 2012 - Semi sotterrato nella sabbia e con il cranio sfondato, il cadavere di una giovane rumena, Andrea Christina Marin, è stato trovato alle 7.30 di ieri mattina sulla spiaggia di Porto Potenza, nel tratto antistante il condominio Lido Bello. Avrebbe compiuto 24 anni il 7 febbraio la ragazza, ballerina di night.

Un corpo mingherlino che senza vita, abbandonato sulla sabbia a ridosso dell’edificio, sembra quello di una bambolina rotta. La testa è infilata in un sacchetto di plastica azzurro sporco di sangue. Lei è stesa a pancia in sotto, indosso ha un maglione celeste, una minigonna nera, calze a rete e scarpe da tennis ai piedi. La parte destra del cadavere, dorso e braccio, interamente coperti dalla sabbia, le gambe e il braccio sinistro, con la manica del maglione zuppa di sangue, rimaste fuori. L’assassino (o forse più di uno) ha tentato di ricoprirla con la sabbia, per nasconderla, ma si è fermato a metà, forse disturbato da qualcosa o qualcuno.

 All’apparenza nessun segno di violenza sessuale. Ma non è morta lì la giovane. E’ stata uccisa all’interno del palazzo, dove viveva, al dodicesimo piano del complesso nord, scala A. Tracce di sangue e materia cerebrale iniziano nell’ascensore, ricompaiono fuori dal portone di ingresso del palazzo e lungo il tragitto che da lì porta alla spiaggia sottostante. Un percorso di centocinquanta metri fino al luogo in cui il cadavere è stato abbandonato. Come sia stata ammazzata è un mistero. L’oggetto che l’ha colpita alla testa non è stato trovato. Testimoni tra i vicini, nessuno. Vengono quindi tracciate ipotesi dagli inquirenti su quanto possa essere accaduto. La ragazza rientra sicuramente sul tardi. Sola? Non si sa perché il Lido Bello non è dotato di telecamere. Alle quattro però, Alberto Zorzi, l’uomo che trova il cadavere in spiaggia mentre passeggia con il suo cane Asso, dice di aver sentito rumori, grida. E’ un’indicazione importante che potrebbe collocare la giovane ancora in vita a quell’ora.

Ieri per acquisire le testimonianze di tutti gli inquilini dell’«alveare» Lido Bello, e perquisire in modo approfondito l’appartamento della rumena, i carabinieri sono tornati in forza nel palazzo. Dieci pattuglie, cinquanta uomini, a battere piano per piano, domandare, ascoltare tutti, perché anche qualcosa notato nei giorni precedenti potrebbe essere utile. Sono tanti gli appartamenti, una dozzina solo al piano in cui viveva la ragazza, affittuaria da una ventina di giorni al Lido Bello mentre risulta da appena un mese arrivata in Italia. Lavorava al night club Play di Porto Recanati e aveva precedenti per prostituzione. Un mondo dentro cui potrebbe essere maturato l’omicidio, ma i carabinieri non escludono nessuna pista, nemmeno quella di una aggressione per motivi passionali.

Certo, è stata ammazzata in modo cruento. Una aggressione feroce, da parte di un uomo o più, che le ha prima infilato un sacchetto di plastica in testa nel tentativo forse di soffocarla e poi l’ha colpita con un oggetto sfondandole il cranio, rendendole il volto quasi irriconoscibile. A quel punto vuol nascondere il cadavere l’assassino e la porta in spiaggia. Intorno al corpo abbandonato decine di impronte di scarpe, ma nessun segno di trascinamento.

Dove è stata uccisa? Come è stata portata fino alla spiaggia. Lei è salita sicuramente in ascensore. E’ entrata in casa, si è tolta cappotto ha posato la borsa, il cellulare. L’aggressione avviene quasi sicuramente qui. In casa non ci sono segni di violenta colluttazione, ma le tracce di sangue trovate nell’ascensore della Scala A indirizzano i carabinieri su questa pista. Recintano e repertano un’area molto ampia, dentro e intorno al palazzo. Per cinque ore raccolgono indizi gli uomini della Scientifica dell’Arma. Arrivano il magistrato e il medico legale. Poco prima delle tredici viene rimosso il cadavere e trasportato all’obitorio dell’ospedale di Civitanova.