Macerata, 7 settembre 2013 - "Sì, è vero. Giro armato", dice Franco Gazzani, 62 anni, presidente della Fondazione Carima. E aggiunge: "Ho una calibro 38 special che porto sempre con me da ormai molti mesi perché sono stato minacciato". E’ un fiume in piena "perché da tempo dormo solo tre ore a notte. La vicenda di Banca Marche, mi sta avvelenando il sangue. E nelle prossime settimane forse ne riuscirò a dormire solo due".

Perché?
"The Wall Street Journal mi ha fatto sapere che ha una mia lettera del 2009 indirizzata all’allora presidente Ambrosini dove contestavo la nomina a direttore di Bianconi, incarico prorogato per un altro anno. Io non ne sapevo nulla, Pesaro e Jesi hanno deciso alle mie spalle. Poi mi ha chiamato Radio 24 perché vuol fare una diretta. Vuoto il sacco, dico tutto quello che so perché il dissesto della banca ha nomi e cognomi".

Patrimonio della Fondazione in briciole?
"Gli altri non so cosa faranno. Per quello che mi riguarda la Fondazione di Macerata ha già fatto svalutazioni su Banca Marche per 35 milioni di euro. L’ho fatto solo io. Noi, rispetto agli altri, abbiamo 10 milioni in più di liquidità. Tutti i soldi che non ho accettato di mettere nell’ultima obbligazione che ci hanno proposto".

Perché no?
"Perché non si sapeva nemmeno se e quando rimborsavano gli interessi".

Cariloreto è un suo pallino. Ora c’è Vicenza sopra.
"Certo che noi la vogliamo e ho anche in testa una strategia che non sto qui a svelare. Comunque non molliamo la presa ed abbiamo 90 milioni di euro di liquidità".

Un gioiellino Cariloreto?
"Sei milioni di utile, che sarebbero stati 10 se non fossero state fatte alcune operazioni".

Banca in default?
"Non mi piace usare quella parola, ma all’ultimo giro si era arrivati a 1,5 miliardi".

Ora che accade?
"Spero che la magistratura mi chiami, non vedo l’ora".

Lei ha conti in BdM?
"No".

E’ vero che aveva una cordata di imprenditori pronti a sottoscrivere l’aumento di capitale tra cui Della Valle?
"Della Valle non l’ho mai citato. Amici suoi, sì".

Che è successo?
"Che appena hanno sentito che scendeva in campo Tanoni si sono tirati tutti indietro".

Con Sabbatini di Pesaro come va?
"Non ci parlo. Non voglio parlarci. Adesso mi fa chiamare da Bassotti di Jesi, ma io disdico sempre gli appuntamenti. Io credo che lui come Tardioli si debbano dimettere perché hanno molte responsabilità su questo disastro".

Sua moglie che dice?
"Che ho quattro figli. Ma questa storia io non la mando giù e su questa vicenda nessuno ci metterà una pietra sopra. Sono troppo amareggiato".

Quando ha iniziato a ritenere che qualcosa non andasse?
"Quando ho chiamato Grassano come consulente della Fondazione. Mi disse subito che le cose non andavano. Qualche tempo dopo, il 9 gennaio 2011, arrivava la lettera di Banca d’Italia".

E Masera?
"Me lo hanno imposto come presidente e sono venuto a saperlo attraverso un comunicato stampa. Scherziamo? Quando ci siamo incontrati gli ho detto in faccia: lei non è il presidente che io desideravo".

Mai più rivisto Masera?
"Poco tempo fa ed era arrabbiatissimo con Tanoni e Merloni"

Come finisce?
"Che con un aumento di capitale di 500 milioni chi entra non diventerà il re, ma l’imperatore di questa banca".

 

Maurizio Gennari