A 57 anni ricoverato otto mesi per il Covid "Ma il nostro Claudio presto tornerà a casa"

Dal virus alle infezioni, l’odissea di un falegname di Sant’Angelo in Pontano. "Ha perso trenta chili e cammina con il girello". La moglie Maria Adele Tamburrini: "Sta completando la riabilitazione e forse sabato lo dimetteranno. Gli prepareremo una festa"

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di Andrea Scoppa

Eravamo in autunno, i vaccini non erano stati introdotti e Conte guidava ancora il governo nella seconda ondata della pandemia. Otto mesi, quasi nove, così tanto è durato il calvario ospedaliero di Claudio Corridoni a causa del Covid, ma ciò che conta è che manca poco al suo ritorno a casa, a Sant’Angelo in Pontano. Forse già sabato. La storia è raccontata dalla moglie Maria Adele Tamburrini, oss nella casa di riposo "L’Immacolata". Una vicenda che dovrebbe anche fare riflettere chi snobba il virus e si ostina a non vaccinarsi. Anche perché lo sfortunato Claudio ha 57 anni, non è anziano e non aveva malattie pregresse. Se non riabbraccerà tra due giorni la moglie e le due figlie Michelle e Nicole, sarà perché l’artigiano (falegname, titolare anche di un’impresa funebre) vuole rientrare a casa soltanto dopo avere fatto il vaccino. "Il 30 ottobre – esordisce la Tamburrini –, mio marito aveva una febbriciattola e dopo il tampone rapido, scopriamo entrambi di essere positivi. Mentre a me tutto è sparito nel giro di pochi giorni, lui iniziava ad avere problemi di ossigenazione del sangue. Mi sono arrabbiata con il nostro medico di base, poi grazie al medico della casa di riposo il personale Usca è venuto qui e lo ha ricoverato". Non pensavate certo che non sarebbe tornato a casa prima di mesi.

"No, anche perché non aveva altre patologie, invece è stato presto intubato, tracheotomizzato e posto in posizione prona. La situazione è peggiorata ed è stato trasferito al Covid Hospital. Eravamo alla fine di novembre. C’è rimasto fino alla fine di febbraio, aiutato dalla terapia monoclonale. Quando stava migliorando, però, due infezioni hanno complicato ancora le cose". Ha mai temuto il peggio?

"Sì, in quei mesi ho avuto paura. I medici mi dicevano di tenermi pronta. Ricordo la prima videochiamata, era sofferente, faceva impressione, tanto che la figlia minore si è sentita male". Quando si è negativizzato ed è cominciata la fase discendente?"

Agli inizi di marzo ed è stato trasferito prima in terapia intensiva a Macerata e poi a pneumologia. Dopo quest’ultimo passaggio, abbiamo capito che il peggio era alle spalle, un momento bello, finalmente. Ora sta completando la riabilitazione al Santo Stefano. Possiamo incontrarlo una volta alla settimana e comunque ogni sera facciamo una videochiamata. Ringrazio i dottori: sono stati bravissimi". Le figlie come hanno vissuto questo lungo periodo?

"L’assenza del padre è stata dura, diciamo che ha dato loro maturità e anche responsabilità". Come sta adesso Claudio?

"Ha perso trenta chili, cammina con il girello e a causa dei danni ai polmoni per un po’ di tempo non potrà fare sforzi. Comunque, sta migliorando sensibilmente, poi è uno sempre allegro e ci scherza sopra. Anzi, dice che può aspettare anche una settimana in più e siccome non ha gli anticorpi, vuole uscire solo dopo aver fatto il vaccino". La sua storia è un monito.

"È assurdo che la gente non capisca che solo vaccinandoci fermeremo il virus. Deve essere obbligatorio per delle categorie". Chiudiamo col sorriso, state preparando la festa?

"Siamo in attesa del via libera e chiaramente resterà una cosa intima. Sto pensando di fargli un bel pranzo con le lasagne e l’agnello: a lui piacciono tanto".