Per non aver visitato un paziente a Civitanova, era stato accusato di omissione di atti d’ufficio. Ma in tribunale ha dimostrato di aver perfettamente rispettato le disposizioni aziendali, che gli impedivano di svolgere consulenze fuori dal reparto: per questo è stato assolto con la formula più ampia l’oculista maceratese Francesco Virgili. Il processo riguardava quanto avvenuto a Civitanova il 10 luglio 2016. Quella notte un uomo, dopo una cena, scoprì di avere una gomma dell’auto forata: nel sistemarla, un bullone gli schizzò in un occhio. Con sangue e materiale organico che usciva dall’orbita, l’uomo corse al pronto soccorso, dove una dottoressa contattò lo specialista reperibile: il dottor Virgili. L’oculista però le rispose che non poteva andare a Civitanova; il paziente doveva essere portato a San Severino in ambulanza. Il civitanovese, allarmato, nell’attesa si fece accompagnare dagli amici ad Ancona, dove fu subito operato senza però che fosse possibile recuperare quell’occhio tanto danneggiato. Sull’accaduto partì una denuncia, e l’oculista fu accusato di omissione di atti d’ufficio.  Ma in tribunale, anche con le testimonianze dei dirigenti sanitari, Virgili, difeso dall’avvocato Claudio Marcolini, ha dimostrato le sue ragioni. Per prima cosa, il paziente non era un codice rosso e non c’era alcuna urgenza, visto che l’occhio era danneggiato in modo irreparabile. In ogni caso, la reperibilità si attua nel reparto di lavoro, cioè a oculistica, a San Severino, dove ci sono anche le attrezzature per intervenire sugli occhi; ai medici è vietato andare a fare consulenze in ospedali diversi da quelli in cui hanno il reparto. Dunque, il pronto soccorso avrebbe dovuto mandare il paziente in ambulanza a San Severino dove l’oculista reperibile, Virgili, sarebbe andato a visitarlo. Al termine dell’istruttoria, il pm Rosanna Buccini ha chiesto la condanna a 4 mesi per il medico; e alla richiesta si è associato l’avvocato Paolo Carnevali, parte civile per il paziente. L’avvocato Marcolini ha invece ribadito quanto emerso nell’istruttoria, e questo ha persuaso il collegio, che ha assolto l’imputato con la formula più ampia: "Perché il fatto non sussiste".

Cronaca

Per non aver visitato un paziente a Civitanova, era stato accusato di omissione di atti d’ufficio. Ma in tribunale ha dimostrato di aver perfettamente rispettato le disposizioni aziendali, che gli impedivano di svolgere consulenze fuori dal reparto: per questo è stato assolto con la formula più ampia l’oculista maceratese Francesco Virgili. Il processo riguardava quanto avvenuto a Civitanova il 10 luglio 2016. Quella notte un uomo, dopo una cena, scoprì di avere una gomma dell’auto forata: nel sistemarla, un bullone gli schizzò in un occhio. Con sangue e materiale organico che usciva dall’orbita, l’uomo corse al pronto soccorso, dove una dottoressa contattò lo specialista reperibile: il dottor Virgili. L’oculista però le rispose che non poteva andare a Civitanova; il paziente doveva essere portato a San Severino in ambulanza. Il civitanovese, allarmato, nell’attesa si fece accompagnare dagli amici ad Ancona, dove fu subito operato senza però che fosse possibile recuperare quell’occhio tanto danneggiato. Sull’accaduto partì una denuncia, e l’oculista fu accusato di omissione di atti d’ufficio. 
Ma in tribunale, anche con le testimonianze dei dirigenti sanitari, Virgili, difeso dall’avvocato Claudio Marcolini, ha dimostrato le sue ragioni. Per prima cosa, il paziente non era un codice rosso e non c’era alcuna urgenza, visto che l’occhio era danneggiato in modo irreparabile. In ogni caso, la reperibilità si attua nel reparto di lavoro, cioè a oculistica, a San Severino, dove ci sono anche le attrezzature per intervenire sugli occhi; ai medici è vietato andare a fare consulenze in ospedali diversi da quelli in cui hanno il reparto. Dunque, il pronto soccorso avrebbe dovuto mandare il paziente in ambulanza a San Severino dove l’oculista reperibile, Virgili, sarebbe andato a visitarlo. Al termine dell’istruttoria, il pm Rosanna Buccini ha chiesto la condanna a 4 mesi per il medico; e alla richiesta si è associato l’avvocato Paolo Carnevali, parte civile per il paziente. L’avvocato Marcolini ha invece ribadito quanto emerso nell’istruttoria, e questo ha persuaso il collegio, che ha assolto l’imputato con la formula più ampia: "Perché il fatto non sussiste".

A processo per una mancata visita  Assoluzione per l’oculista Virgili    

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