"A rischio l’ergastolo di Oseghale Aiutatemi ad avere giustizia"

La madre di Pamela scrive a Mattarella, Meloni e Nordio alla vigilia dell’udienza di appello bis "Chi riceve una pacca sul sedere subisce violenza, invece devo lottare affinché sia dichiarata su mia figlia"

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di Paola Pagnanelli

Tre lettere, al presidente della Repubblica Mattarella, alla presidente del consiglio Meloni e al ministro della giustizia Nordio, per chiedere giustizia per Pamela Mastropietro: "L’ergastolo a Oseghale è a rischio". Alessandra Verni, la mamma della 18enne romana uccisa e fatta a pezzi a Macerata nel 2018, si rivolge alle massime istituzioni italiane, "che non potranno essere sorde al mio dolore di donna e di madre". L’istanza arriva a ridosso della Giornata contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, e ancora di più dell’udienza di appello bis per Innocent Oseghale, fissata al 23 novembre a Perugia. Il nigeriano era stato condannato in primo grado e in appello all’ergastolo, per omicidio e violenza sessuale. Ma a febbraio la Corte di Cassazione ha rilevato che nella sentenza della Corte di assise di appello di Ancona non era ben motivata la condanna per violenza sessuale. Su quel punto, dunque, il fascicolo dovrà essere riesaminato per una nuova sentenza, affidata alla Corte d’assise di appello di Perugia. Senza la condanna per violenza sessuale, Oseghale potrebbe non essere condannato all’ergastolo, ma a trenta anni di reclusione. A Mattarella, Meloni e Nordio, Alessandra Verni ha scritto che "ancora giustizia deve essere fatta. Sono passati quasi cinque anni da quando mia figlia, Pamela Mastropietro, è stata violentata, uccisa, smembrata, fatta a pezzi, lavata con la candeggina, messa in due trolley e lasciata sul ciglio di una strada da individui appartenenti a un’organizzazione criminale". Alessandra Verni ha ringraziato polizia e carabinieri che le hanno permesso di consegnare i suoi appelli alle istituzioni: "Ora spero che mi possano ricevere, ascoltare e aiutare". La donna, tramite Facebook, ha anche reso nota la notifica del decreto di archiviazione dopo l’inchiesta bis della procura di Ancona sull’omicidio. Due gambiani erano stati indagati, in un primo momento. "La fatalità ha voluto che il procuratore capo che aveva tenacemente condotto il tutto sia stato trasferito, e sostituto da altri colleghi. Costoro, valutando diversamente gli atti e alla luce di una nuova consulenza condotta dal Ros dei Carabinieri, hanno chiesto l’archiviazione". La famiglia si era opposta, rilevando gli elementi che facevano sospettare il coinvolgimento di altri soggetti nel delitto. "Se uno dei nostri dubbi dovesse essere confermato, oltre a non aver Pamela ricevuto giustizia piena, qualcuno di pericoloso potrebbe stare ancora in giro. Attendiamo e ci prepareremo alle sfide che ancora ci aspettano. La prossima il 23 novembre, a Perugia, sul fatto che Pamela abbia subito violenza o no. Chi subisce una pacca sul sedere subisce violenza, su Pamela, che ha fatto la fine che ha fatto, dovremo ancora lottare sul punto. Lo faremo".